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Ensel e Krete

Ensel e Krete

Alberia, nella Grande Foresta degli orsi colorati, è la meta ideale per le vacanze degli abitanti di Lontandisotto: un luogo armonioso in cui sembra impossibile che qualcuno possa infrangere una regola o imbattersi in qualcosa di imprevisto. I cori degli orsi pompieri risuonano rassicuranti, e i loro molteplici colori sono “la sintesi cromatica dell’armonia che regnava ovunque sul verde rassicurante del bosco”. Finché due piccoli lontandisottesi, Ensel e Krete, non decidono di cercare un posto tranquillo per poter scalare una quercia di nascosto. È proibito, ma è proprio quello il bello. Lasciando dietro sé una scia di lamponi a segnare la strada, fratello e sorella abbandonano e poi smarriscono i sentieri conosciuti, incappando in incontri e avventure tutt’altro che rassicuranti. Una fiaba nota ai più… che sta per diventare “un momento memorabile della letteratura zamonica”: l’autore, l’illustre Ildefonso de’ Svendramitis, stanco di “conservare uniforme il flusso della narrazione” e di sottostare ai giudizi e ai capricci dei lettori e dei critici, irrompe nella storia con una nuova tecnica narrativa. È la “divagazione svendramitica”, che concede all’autore la massima libertà di chiacchierare del più e del meno, senza che l’opera d’arte ne sia in alcun modo sminuita…

La nota fiaba dei fratelli Grimm viene calata nel continente di Zamonia, riproponendo, pur senza un vero legame diretto con il primo libro della saga, alcuni dei personaggi già incontrati ne Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu. Molti altri compaiono ad ampliare il già vastissimo campionario di creature e avvenimenti di questo mondo fantastico: gnomi terricoli dalla testa a forma di trivella, lupi fogliosi, orchidee chiacchierone che hanno voglia di vedere il mondo… Le fiabe tradizionali sono fatte per essere raccontate più e più volte, ricontestualizzate e aggiornate, con variazioni e novità. In questo caso anche con tante divagazioni. L’alternanza tra la trama principale e i molti inserti a volte è strategica per mantenere la tensione narrativa, a volte puramente scherzosa e provocatoria: quanti “brummli” si possono leggere prima di rinunciarci e saltare alla pagina successiva? Quanti incontri straordinari e bruschi colpi di scena si possono mettere in fila (o rimandare)? L’espediente sottintende una grande complicità col lettore, che deve, ovviamente, voler stare al gioco per goderselo. Permette anche di divagare in maniera non del tutto casuale, sfiorando temi politici e svelando altre storie sul mondo di Zamonia. Insieme all’ironia, il registro del basso corporeo, a tratti anche il macabro e lo spaventoso trovano ampio spazio in questa ambientazione fantastica. E se le favole zamoniche finiscono tradizionalmente male, con le divagazioni svendramitiche sempre in agguato, non si può mai sapere se sia detta l’ultima parola.