
Mentre lungo via Veneto a Roma si accendono i riflettori della Dolce Vita, a vico Limoncello a Napoli Marcello e la sua famiglia si arrangiano come possono per stare a galla. Suo padre ex guantaio disoccupato assillato dalle cambiali, sua madre che sta in casa a strapazzare, accudire, minacciare, pregare, lusingare, adorare, nutrire i figli. Tutti gli abitanti del vicolo si arrangiano come possono, combattono la disoccupazione con l’artifizio, inventandosi mestieri e commerci. Marcello ha condiviso la sua infanzia con acquaioli, impagliatori di sedie, carbonai a domicilio, venditori di pazzielle, di olio sfuso; gente che in salumeria poteva entrare solo per comprare la munnezzaglia, i rimasugli della pasta che veniva anch’essa venduta sfusa, ma non rinunciava alle cambiali per il televisore. I vestiti si compravano alla epiche vendite di panni americani, mercati a cielo aperto talmente sterminati e strabordanti da far chiedere ai ragazzini se gli americani non fossero rimasti nudi. Solo un capo veniva acquistato nuovo, di buona qualità e in un negozio serio come l’UPIM: il grembiule di scuola…