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Eredità di guerra

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Giugno 1951. Sono tutti a Londra, nel loro vecchio ritrovo a Baker Street, proprio in centro, e stanno brindando a Gubbins, senza il quale non si sarebbero conosciuti e anzi proprio nessuno sarebbe stato presente oggi. Durante la Seconda Guerra Mondiale Colin Gubbins è stato il loro brigadiere. A volere quel brindisi è Saffron Courtney Meerbach, anche se suo marito Gerhard chiede spiegazioni. Ma in fondo devono veramente molto a Gubbins perché è stato proprio lui nell’aprile del 1945 a spedire le sue spie nel bassopiano germanico settentrionale, facendo loro scoprire un luogo orribile come Dachau con gli agenti scomparsi e i prigionieri illustri delle SS, tra cui proprio Gerhard. Il ricordo la fa rabbrividire, tutti i commensali diventano silenziosi: Dachau non era certo argomento di quella rimpatriata festosa. Cercano così di cambiare argomento e allora si brinda alla vita, all’amore, all’amicizia, alla pace, mentre qualcuno chiede a Gerhard Meerbach come abbia chiesto al padre di Saffron, Leon Courtney, la mano della figlia, considerato che proprio Leon ha ucciso il papà di Gerhard, che a sua volta aveva tentato di uccidere la madre di Saffron, all’epoca sua amante. E così il giovane tedesco, bello come un attore, comincia il suo racconto con le cure che lo hanno trattenuto in Svizzera per parecchi mesi e una volta ripresosi, il viaggio nel Kenya, secondo i medici posto ideale per recuperare completamente le forze e terminare le cure. Si perde un po’ nella descrizione del paradiso in terra che è la tenuta Lusima, ovvero casa di lei, al punto che qualcuno ordina altre due bottiglie di vino, mentre lui prosegue con il racconto dell’incontro con la famiglia della sua amata. Nel frattempo in Kenya, presso la tribù dei kikuyu, una delle bande più potenti dei dintorni di Nairobi, si sta svolgendo una cerimonia di giuramento di fedeltà dei nuovi adepti, non sempre liberi di scegliere...

Ci avevano fatto tenere il respiro sospeso per tutto il romanzo Grido di guerra e ora li ritroviamo sposati con figli e con la Seconda Guerra mondiale che ormai vivono come un brutto ricordo: Saffron e Gerhard, superate tutte le difficoltà dovute alla prigionia di lui nel campo di concentramento (in cui buona parte delle colpe le ha avute anche la sua famiglia di origine, il fratello in primis) e al disperato ricercarlo di lei, che faceva parte degli agenti segreti inglesi, finalmente riescono a coronare i loro sogni. Non solo si conclude una storia, ma con maggiore intensità ci arriva l’ultimo romanzo di Wilbur Smith, scomparso nel novembre del 2021. Così come era successo nel romanzo precedente che riguarda la storia di Saffron e Gerhard, si fa il tifo per la giovane coppia, alla quale non viene risparmiato nulla, anche perché il fratello di Gerhard, Konrad, ex ufficiale nazista molto vicino a Hitler, si è nascosto sotto falso nome, ma ha una rete di fedelissimi che gli permettono di fare il bello e il cattivo tempo, nell’assurda volontà di vendicarsi, in primis nei confronti di Leon che gli ha ucciso il padre. Insomma un finale che non molla il lettore per un solo istante, che fa rimanere con un senso di ansia e terrore per tutta la seconda parte del volume, perché la presenza di Konrad in Africa “è zucchero” di fronte agli attentati criminali in Kenya, con tutte le etnie che considerano gli inglesi nemici e rivogliono indietro il loro Paese, comprese le tenute di famiglia dei Courtney. Alla fine resta il profondo piacere per una storia splendida e scritta in modo unico, come le tante storie che ci hanno tenuto compagnia in questi anni, ma anche la tristezza e la nostalgia per chi non c’è più e per un capitolo, anche della nostra vita di lettori, che si chiude per sempre.