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Escatologia occidentale

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La storia ha un senso? Se sì, quale? Se si preferisce, in termini filosofici classici: dove andiamo? Questione spinosa, su cui l’umanità si arrovella da sempre alla ricerca di una soluzione. E lo ha fatto impiegando gli strumenti cognitivi più disparati. Talvolta perfino con l’arte. Ma è certamente quello filosofico-religioso il terreno ibrido in cui la partita si gioca soprattutto. Ed è qui che si innesta la questione escatologica, che è soprattutto una riflessione sulla dimensione temporale, che è poi quella su cui si distende il filo della storia. Ma non solo di problematica religiosa si tratta: contigui all’escatologia sono pensatori del calibro di Hegel e di Heidegger; di Nietzsche e di Kierkegaard, per non parlare di Marx. In effetti, il fascino meduseo dell’escatologia è potentemente alimentato dall’innato sentimento della precarietà dell’essere; dall’acuta consapevolezza teoretica che ciò che nasce è destinato in qualche modo a perire. In Occidente, poi, sulla scorta dell’ipoteca giudaico-cristiana, la questione è ancora più urgente. Perché è qui che l’uomo scopre e sperimenta l’eterna lotta tra il bene e il male: tra le tenebre e la luce. Ed è sempre qui che l’apocalittica, che dell’escatologia è il coronamento, conosce la sua apoteosi…

Il mondo è saturo di presenze demoniache. Di più: l’essenza stessa del mondo è demoniaca. Da qui si deve partire per cogliere la connotazione essenziale della letteratura basata sull’escatologia che Jacob Taubes, a lungo Pastore a Zurigo, analizza puntualmente in questo ampio saggio pubblicato a Berna nel 1947. Frutto di un lavoro lungo e paziente. Di approfondimenti critici e letture filosofiche e letterarie contaminate con le fonti bibliche. Ne scaturisce un affresco ampio, una ricostruzione che attraversa il tempo e lo spazio della storia e dell’immaginario con vigore e lucidità. Insomma, un testo straordinariamente ricco e suggestivo, che richiede una lettura attenta, anche difficile, perché i fitti rimandi a fonti che partono dai testi biblici per passare alla gnosi e infine approdare al più denso pensiero novecentesco presuppongono una dimestichezza con le linee portanti del pensiero occidentale. Ciò perché quella presa in considerazione da Taubes è una escatologia che slitta verso la dimensione filosofica a causa dello sviluppo peculiare della cultura occidentale.