
Considerarsi un povero esule disperso nel mondo è troppo: Liliana Heker, fondatrice di diverse riviste semiclandestine pubblicate a Buenos Aires e distribuite soprattutto nell’ambiente accademico anche internazionale, sbotta e replica allo scrittore sprovveduto che, da lidi lontani, si ritiene una vittima del regime argentino, costretto all’esilio ed impossibilitato ad esprimersi liberamente in patria. Liliana spiega allora allo sprovveduto che gli scrittori residenti in Argentina sono tutti i giorni messi in condizioni di difficoltà e costretti a venire a patti con gli squadroni della morte, i peronisti, i generali, i torturatori. La vita in patria è pericolosa: non è possibile esprimere il proprio pensiero, la propria creatività, perché ci sono regole da rispettare e valori da non calpestare. Chi scrive rischia ogni giorno la vita, la sua e quella dei propri cari. Per questo Liliana, giovane scrittrice, non resiste alle parole di un ben più stagionato romanziere ed intellettuale argentino che, lontano dal clima di terrore di Buenos Aires, rivendica la sua ribellione e la sua rivoluzione contro un potere che sopprime ogni libertà. L’arte è proprio realizzare se stessi quando tutti vorrebbero sottometterti ad un pensiero unico: troppo facile parlare di esilio quando si è scelti di vivere il dramma del proprio popolo da spettatore comodamente seduto in un Paese lontano. Ma con chi sta polemizzando Liliana? Con Julio Cortázar!
Nato in Belgio da genitori argentini, vissuto in Europa dal 1951 in poi, e tornato solo poche volte e di fretta in Argentina, Julio Cortázar è una delle penne più illustri, creative, della letteratura latinoamericana. Dalla sua mente sono nati romanzi come Rayuela, testi affascinanti come il Bestiario: ma Julio Cortázar ha scelto volontariamente di non lavorare in Argentina, di non mettersi in gioco nel suo Paese d’origine; ha scelto l’Europa. Da qui la polemica con la redattrice de “El Ornitorrinco”, Liliana Heker, già animatrice di altre riviste letterarie argentine (“El Grillo de Papel”, poi “El Escarabajo de Oro”) con le quali ha riunito un manipolo di intellettuali convinti che l’arte sia l’unica forma vera di opposizione a patto che non scenda a compromessi e rappresenti sempre, senza particolari filtri, la realtà, anche scomoda, nella quale e dalla quale è partorita. Julio Cortázar, al contrario, ritiene di essere a suo modo un oppositore del regime che Liliana affronta a viso aperto tutti i giorni, perché costretto a risiedere lontano dai suoi luoghi natii. L’agile volumetto edito da De Piante Editore raccoglie tutti i passaggi di questa polemica viva e vitale, che contrappone modi di vivere e pensare differenti: dal primo scritto di Julio Cortázar, alla replica piccata di Liliana Heker, alle numerose epistole, inedite e tutte datate fra il 1978 ed il 1980, che lo stesso Cortázar ha scambiato con Abelardo Castillo. Una bella testimonianza su come concepire e definire l’intellettuale militante.