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Estranei

Estranei

Franco, Alice, Caterina e Marco fanno parte di una famiglia come tante. La famiglia Spinelli vive alla periferia Nord di Milano, in un tipico palazzone da casa popolare. Franco cerca di racimolare il necessario per vivere facendo il netturbino. Ha conosciuto Alice quando erano molto giovani, forse troppo. Alice usciva da una delusione amorosa profonda, il sogno di una vita perfetta da principessa sfumato in un lasso di tempo brevissimo. Franco non pensava di meritarsi una ragazza così bella e forse pensa di non meritarsela ancora. Dal momento del loro incontro gli eventi si sono susseguiti velocemente, Alice è rimasta incinta e il loro matrimonio si è svolto con non poche difficoltà, inclusa l’espressione burbera e delusa dei genitori di Alice. I cambiamenti si sono fatti più dirompenti con l’arrivo dei gemelli, Caterina e Marco. Al primo sguardo su quei fagottini avvolti in un asciugamano bianco, Franco aveva capito: era il momento di rimboccarsi le maniche, dismettere i suoi panni da ragazzo spensierato e provvedere alla sua nuova famiglia. Così è stato, ma gli anni con lui non sono stati particolarmente clementi. La spensieratezza della gioventù ha lasciato il posto alla durezza della realtà, alle difficoltà economiche e alla pesantezza di un lavoro notturno estenuante e privatorio. A casa Alice, ancora giovane ma spenta dalla routine arrancante, tra una messa in piega e una tinta alle signore del vicinato. Per Caterina e Marco sono ormai lontani i momenti della tipica connessione tra gemelli. Complice il momento delicato dell’adolescenza, gli anni li hanno via via allontanati rendendo sempre più evidenti, paradossalmente, le loro differenze. Taciturno e riservato come il padre, Marco trascorre le sue giornate tra un fumetto, un videogioco e la sua band preferita, i Radiohead. Fuori dal mondo si sente al sicuro. Lo stesso mondo che si prende continuamente gioco di lui. Caterina invece si sente profondamente fuori luogo in quella casa e non vede l’ora di prendere la sua strada. Bellissima e ammaliante, ma altrettanto furba, sfrutta il suo potere e carisma per ammaliare i suoi ammiratori, che elargiscono regali spesso costosi in cambio di qualche attenzione in più. In un paio di vecchi stivali nasconde un po’ di soldi. Le serviranno per non fare la fine dei suoi genitori…

Il termine “estranei” compare almeno quattro o cinque volte, sempre più incisivo, nel romanzo omonimo degli Osaka Dolls, con cui si firmano gli autori Lorenzo Mazzoni e Massimo Di Gruso, il primo creatore dell’ispettore Pietro Malatesta e fondatore del marchio Koi Press nel 2013. Ogni volta che lo incontriamo tra le pagine del libro il suo significato, assolutamente contestualizzato, diventa sempre più chiaro. La storia è quella di un nucleo familiare, o meglio, di un nucleo familiare denuclearizzato. Franco, Alice, Caterina e Marco vivono quasi in parallelo le loro vite, vite di cui sembrano non essere per niente soddisfatti, ciascuno per i propri motivi. Li incontriamo in un momento preciso, quando sembra che la routine si sia fatta pesante, irrespirabile, insopportabile per tutti. Una famiglia smembrata dalle difficoltà quotidiane, da un contesto socioculturale degradante, che si specchia perfettamente nell’aspetto della periferia in cui vivono e nelle persone che la frequentano. Un degrado che rappresenta perfettamente il degrado delle loro anime, ormai portate al limite, quel limite che può generare colpi di testa e goffi tentativi di rivalsa. Oppure semplice speranza, quella di avere la possibilità di vivere una vita migliore, la vita sempre sognata. Gli autori accompagnano i personaggi in parallelo e ci raccontano i loro punti di vista, le loro turbe interiori, i loro sentimenti e segreti più intimi e reconditi. Ogni capitolo è breve ma denso di pathos, perfettamente rispondente al personaggio che prende la parola. Le scene in cui i personaggi sono insieme sono molto poche e quelle poche sembrano descriverci proprio un gruppo di estranei ritrovatisi per caso nella stessa casa, che si incrociano, si scontrano, mentre procedono ciascuno per la propria strada. Mazzoni e Di Gruso riescono a descrivere queste scene da diverse angolature, che non sono altro che gli sguardi dei personaggi stessi. Insieme a loro le riviviamo in loop, cogliendo ogni volta dei dettagli nuovi, fino ad avere il quadro completo. La scrittura scorre veloce ma attenta al particolare, si sofferma efficacemente sulle descrizioni dei luoghi, dei quartieri e dell’indicibile. Lo stesso indicibile a cui spesso arriva l’animo umano. Prima di riemergere.