
Eugenia vive a Iaşi, in Romania. Durante gli anni Trenta, la cittadina è animata da una vita culturale intensa e, da studentessa, ha l’occasione di incontrare docenti illuminati e letterati promettenti. Fra questi ce n’è uno in particolare: si chiama Mihail Sebastian ed è uno “scrittore giudeo”. L’etichetta non è irrilevante: in quegli anni, anche nella società romena comincia a serpeggiare il pregiudizio antisemita. Le famiglie del ceto medio, come quella di Eugenia, temono l’invasore – sebbene gli ebrei additati siano loro connazionali; temono di perdere l’egemonia economica a causa degli ebrei “immensamente ricchi” e respingono quelli “miserabili” che mostrano loro l’orrore della povertà. Nel 1935 il razzismo ha già coinvolto tutti gli strati sociali, non ne sono esclusi gli artisti e nemmeno gli intellettuali come Emil Cioran e Mircea Eliade; ne rimane sedotta anche la Chiesa. Mihail affronta coraggiosamente il pregiudizio, non smette di scrivere, ma subisce una dura aggressione proprio durante un suo intervento nell’ateneo. È proprio allora che nasce l’amore con Eugenia. Lo svolgersi delle loro vite, ormai intrecciate, è a sua volta influenzato dal clima politico: ogni giorno una nuova notizia, un colpo di scena, rischia di cambiare i loro destini. Quando il male si insinua ovunque, fino a svelarsi in tutto il suo orrore, e nella difficoltà di momenti storici cruciali, i due ragazzi non rinunciano a tenere il punto sui propri ideali. Mihail lo fa con una sua filosofia, la stessa che infonde ai romanzi che scrive: per combattere il male occorre ricercarne l’origine. Eugenia passa dalle riflessioni all’azione: diventa giornalista, fa reportage sul campo ed è testimone della deportazione e dell’eccidio di intere famiglie, bambini compresi. Quando il razzismo e il nazionalismo delle idee mutano in violenza concreta, quando anche Iaşi è sconvolta dai pogrom di matrice nazista, la giovane lascia la città ed entra nella resistenza. Nonostante la storia d’amore con Mihail oscilli tra grandiosi desideri e aspre competizioni con altre donne, il giovane non scomparirà mai dal suo cuore...
Lionel Duroy, scrittore e reporter francese, ripercorre i grandi, terribili, eventi storici che portarono alla Seconda guerra mondiale e all’Olocausto, scegliendo il poco esplorato scenario della Romania. Da quel popolo misconosciuto e riservato fa emergere figure realmente esistite e personaggi di fantasia ben costruiti per raccontare lo svolgersi di esistenze non banali. Mihail Sebastian, lo scrittore amato dalla protagonista, è autore di commedie per il teatro e del romanzo Duemila anni (pubblicato sempre da Fazi nel 2018) ed è stato amico di Mircea Eliade, grande antropologo e scrittore nato a Bucarest. La sua vita, profondamente segnata dall’antisemitismo, si concluse a causa di un incidente stradale, all’indomani della liberazione della Romania da parte dell’Armata Rossa, nel 1945. L’inserimento di figure reali – e fra queste anche Curzio Malaparte – non è solo un vezzo: la ricostruzione degli eventi di Duroy è, secondo gli storici, assai rigorosa; inoltre, trattandosi di letteratura, è arricchita da necessarie riflessioni sul significato e sulle interpretazioni del male. Come si può crescere in una società dove, improvvisamente e ciecamente, voltiamo le spalle ai nostri fratelli? Perché abbiamo bisogno di un nemico? E perché identificarlo sempre con lo straniero, con il diverso? Si tratta dei drammi, in gran parte irrisolti, non solo della Romania, ma dell’Europa tutta. Eugenia è affascinata da una “frattura interna” fra la parte di sé che respinge, preoccupata, l’identità ebraica di Mihail e dall’altra parte che ne è invece attratta, come in una delle più strazianti e misteriose faccende d’amore.