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Fame di fiori - Nutrirsi di bellezza

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Un elenco di più di ottanta fiori commestibili, rigorosamente in ordine alfabetico, dalla “A” di acacia alla “Z” di zinnia, ma anche una serie di raccomandazioni affinché ci si faccia accompagnare da guide esperte, senza approcciarsi alla raccolta di fiori da soli, perché non tutti sono buoni da mangiare e il termine “naturale” non è sempre sinonimo di commestibilità. Ci sono fiori tossici e addirittura anche velenosi. Erbe e fiori spontanei, di contro, non sono una recente moda messa in cucina da chef stellati, ma testimonianze in merito si trovano nell’Antico Testamento, nel Corano, nella Roma Imperiale, nel Medioevo. D’altronde la cultura contadina del nostro territorio, da sempre, fa largo uso di fiori di malva, borragine, sambuco, sciroppi di papaveri, frittelle, salse, zuppe. Esistono, in natura, più di millecinquecento specie di acacie e solo mille di queste appartengono alla sola Australia, mentre sono duecento quelle del crisantemo, che in Italia rappresenta il lutto, ma in Corea e in Cina è il fiore dei festeggiamenti; con l’elicriso si profuma una buonissima insalata di fave, mentre i fiori di lillà, usatissimi in pasticceria per il loro colore di contrasto con il bianco della glassatura e il marrone del cioccolato, sono un ingrediente unico per il tiramisù; i petali della magnolia si possono friggere, mentre la malva, oltre a essere fondamentale nelle tisane, è ottima in una minestra insieme a noce moscata, prezzemolo e riso; lo zafferano, dice la leggenda, è arrivato in Italia alla fine del XIV secolo con un maestro vetraio belga, Valerio di Fiandra e soprattutto con un suo giovane aiutante, soprannominato “Zafferano”, per la sua mania di mettere un pizzico di zafferano nell’impasto dei colori per renderli brillanti...

Diceva una celebre canzone di Sergio Endrigo, con il testo di Gianni Rodari, che “Per fare tutto ci vuole un fiore” e sottolineava così l’importanza di queste meraviglie nella nostra quotidianità. Parte da qui e non solo da qui, il volume di Sandra Ianni Fame di fiori - Nutrirsi di bellezza, che già dal titolo è invitante e mette una sana curiosità, perfettamente stimolata dalle schede ricche di curiosità e dalle ricette che fanno venire l’acquolina in bocca e gratificano, con i colori, anche gli occhi. Leggere i libri di Sandra Ianni è sempre un’esperienza piacevole: mai un suggerimento banale, ogni curiosità lascia a bocca aperta, le ricette invitano sempre alla prova per la loro semplicità di realizzazione e per l’utilizzo di ingredienti facili da reperire. Importanti anche gli avvertimenti, perché avere a che fare con le piante, soprattutto per chi non le conosce perfettamente, può avere i suoi lati negativi. Ma è il modo accattivante con cui Sandra Ianni, anche in questo caso, riesce a essere unica nel raccontare, spiegare, mettere in guardia, che colpisce. Anche nelle leggende che racconta per ogni specie utilizza un linguaggio che mostra il suo amore per quello che fa, per questi argomenti così tanto a lungo studiati, riuscendo a trasportare chi legge in un universo fatto sì di bellezze e meraviglie, ma anche di gusto, a giudicare dall'utilizzo che se ne fa nella gastronomia. Per cui, dopo aver letto, o meglio aver sognato tra ninfe e boschi nelle storie di ogni singolo fiore, dopo aver stuzzicato la nostra curiosità con le proprietà e gli utilizzi, dopo averne fatto oggetto di conversazioni in famiglia o con gli amici, non ci resterà che provare le ricette, magari selezionando quelle che toccano maggiormente le nostre corde, soddisfacendo così la nostra... fame di fiori.