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Fantaluna

Fantaluna

Anni Cinquanta. Mikhail Ivankov, muratore del villaggio di Ilba, in URSS, detta una commossa e vibrante lettera al suo secondogenito Alexei, che ha diciassette anni e studia l’Inglese. La lettera è indirizzata a Charles Ashland, mercante di petrolio di Titusville, negli USA. Cosa hanno da dirsi uomini così diversi? Sono i padri dei primi due uomini a raggiungere lo spazio. Il maggiore Stepan Ivankov e il capitano Bryant Ashland hanno entrambi perso la vita durante la loro prima missione: il razzo che trasportava l’americano ha impattato nel satellite su cui il russo orbitava attorno alla Terra. Le autorità sovietiche hanno vibratamente protestato all’ONU asserendo che si è trattato di un omicidio vero e proprio, ma il padre di Ivankov crede sia stata una fatalità e non serba rancore, vuole solo raccontare a quel padre che vive dall’altra parte del mondo chi era davvero suo figlio Stepan… Due astronauti chiusi nello stretto spazio di una navicella diretta verso la Luna. Per una settimana devono vivere ventiquattro ore al giorno gomito a gomito, confinati su quei sedili sui quali mangiare, dormire, soddi sfare le loro necessità fisiologiche. Gli esperti di psicologia spaziale hanno consigliato loro di “parlare, parlare continuamente se necessario per non lasciarsi sopraffare dalla solitudine”. Oldbury e Davis dunque parlano: dei motivi che li hanno spinti a offrirsi volontari per quella missione, delle loro paure. Ad un certo punto, guardando il pianeta da un oblò, Davis fa oziosamente notare che perlomeno hanno appena avuto la prova che la Terra è rotonda e non piatta. Oldbury risponde con una battuta sprezzante e i due astronauti cominciano a litigare furiosamente… Harold ha costruito un razzo nel giardino di casa sua usando cianfrusaglie varie. È convinto di poterci raggiungere la Luna, ma ovviamente tutti credono invece che sia un povero pazzo, per prima la moglie, che lo ha lasciato. Ogni giorno una troupe televisiva locale ficca il naso nel giardino di Harold per realizzare un servizio dal tono come minimo ironico, il che incuriosisce Orville, un vicino di casa. Chiede di poter visitare l’interno del razzo e una volta dentro goffamente scivola e per non cadere dalla scaletta si aggrappa a una leva, tirandola. Il razzo, inaspettatamente, decolla…

Uscita nel dicembre 1969 sull’onda dell’emozione per l’allunaggio del luglio dello stesso anno, questa storica antologia di science-fiction “lunare” è stata con tutta evidenza costruita dai curatori Alfredo Pollini e Roberta Rambelli con l’intento di sottolineare le capacità “profetiche” della letteratura fantascientifica, privilegiando racconti sulla Space Race (tra i quali il commovente Uomini e missili scritto da Kurt Vonnegut jr.) o sulla esplorazione lunare propriamente detta (qualcosa mi dice che Dan Brown da ragazzino ha letto e riletto Quella luce di Poul Anderson). Fanno eccezione i due testi iniziali: uno è l’arcinoto L’avventura di Hans Pfaal di Edgar Allan Poe, che nel 1835 immaginava un viaggio sulla Luna effettuato a bordo di una mongolfiera, l’altro è il fascinoso Sogno ovvero l’astronomia lunare di Giovanni Keplero (vero titolo Ioh. Keppleri mathematici olim imperatorii Somnium, seu opus posthumum de astronomia lunari), che merita un approfondimento a parte. Scritto nel 1609, fu originariamente concepito dal grande astronomo e matematico tedesco come una favola pedagogica in cui veniva spiegata e difesa la dottrina copernicana del movimento della Terra, percepito con inconfutabile chiarezza se visto dalla Luna. Il manoscritto finì nelle mani sbagliate e creò non pochi problemi a Keplero, finendo persino come prova nel processo per stregoneria subito dalla madre dello scienziato nel 1617, e fu pubblicato solo nel 1634 dal figlio Ludwig Kepler, quattro anni dopo la morte del padre. Oltre gli autori citati, firmano i racconti di Fantaluna – tutti datati tra 1954 e 1962 tranne naturalmente quelli di Keplero e Poe – maestri come Isaac Asimov, Clyde Brown, Ray Bradbury, Robert A. Heinlein, William Tenn, Arthur C. Clarke, Clifford D. Simak. Al di là dunque dell’interesse puramente collezionistico – il compatto volumetto con la sua grafica “kubrickiana” (opera di Silvio Coppola) fa la sua discreta figura sugli scaffali e la prima edizione ha raggiunto una quotazione interessante nelle librerie di modernariato – quindi si tratta di una antologia dall’indubbio valore letterario, che non dovrebbe sfuggire a ogni appassionato che si rispetti.