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Favole di La Fontaine

Favole di La Fontaine

C’è la rana che non si accontenta della sua piccola statura e si gonfia per raggiungere la maestosa presenza del bue. Ma la sua mancanza di saggezza che non le ha fatto accettare quanto la natura le ha donato la porta tristemente a dilatarsi tanto da esplodere. C’è la volpe che con le sue note capacità affabulatorie convince un corvo appollaiato su un ramo a cantare per cederle incautamente il pezzo di formaggio che il furbo animale sperava di agguantare e mettere sotto i denti. C’è il piccolo topolino che graziato dalla ferocia del leone ripaga la gentilezza accordatagli liberando il re della foresta da una rete che soltanto la tenacia e i piccoli denti del roditore potevano rosicchiare. C’è la volpe che ammira la succosa uva vermiglia che pende da un ramo e dopo inutili tentativi per afferrarla decide di spargere la voce che quel frutto è troppo acerbo per essere mangiato e che non resta che lasciarlo dov’è ad uso di villani senza gusto. C’è l’asino che per intimorire gli altri animali della fattoria decide di vestirsi della pelle di un leone. Un giorno però una delle sue orecchie incautamente appare, mettendo in luce l’illusione della sua maschera. Il suo padrone, accortosi dell’inghippo, lo bastona per ammonirlo del brutto tiro giocato ai danni di chi lo incontrava…

Le Favole di Jean De La Fontaine dalla fine del diciassettesimo secolo sono tra le più belle raccolte di versi, degne persino del Delfino di Francia a cui erano dedicate, diventando in alcuni casi base per espressioni linguistiche o proverbi. In Italia a cimentarsi con la sua traduzione ci sono generazioni di letterati che hanno tentato di rendere al meglio la musicalità della lingua francese. Il più alto esempio rimane la versione dello scrittore milanese Emilio De Marchi, che alla fine dell’Ottocento ha magistralmente cesellato la lingua italiana per accogliere il ritmo creativo di La Fontaine, dando vita ad esempi di traduzione difficili da raggiungere. Questa nuova versione include una selezione dei numerosi volumi che compongono le raccolte pubblicate nel Seicento e vede la rima – tratto in parte distintivo del mondo fiabesco dello scrittore francese – lasciare spesso lo spazio all’assonanza che non rende giustizia, in molti casi, purtroppo, all’armonico flusso del testo originale. Ad impreziosire il volume ci sono però le bellissime illustrazioni di Andrea Rivola, che con un tratto vivace e contrasti cromatici raffinati riesce a cogliere con grande maestria il tratto poetico su cui si fondano questi brevi racconti dalla forte valenza morale e satirica. La Fontaine, infatti, grazie alle sue favole permette al lettore più attento di riconoscere i tratti più discutibili dell’animo umano, messi impietosamente in evidenza da una penna elegante e capace di destare la giusta ammirazione anche a più di quattro secoli di distanza.