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Feel Free – Idee, visioni, ricordi

Come si fa ad essere d’accordo con J. G. Ballard e i suoi ballardismi? Infatti, non si può. Ed è anche difficile capire la generazione social, col suo linguaggio fatto di emoji e sincretismi; perché non è vero che, anche a voler essere giovani e digitali, si è tutti in grado di comunicare alla stessa maniera e vivere con la stessa disinvoltura l’arrembaggio della tecnologia. È l’antropologia, bellezza, che ti farà stare sempre un passo indietro; sarai sempre 1.0 di un 2.0 che ti correrà davanti al naso. C’è poco da fare e non aiuta nemmeno studiare a Harvard insieme a un certo Mark Zuckerberg. Però, alla fine, chi se ne importa: a lui piace la quantità, raggiungere milioni di ologrammi sparsi per il mondo e connetterli anche se non hanno niente da dirsi; a te piace la qualità, quei famosi pochi ma buoni, a portata di mano, quelli che incroci per strada mentre porti i tuoi figli in piscina, quelli che come te si indignano quando la biblioteca di quartiere di Willesden Green chiude perché al suo posto devono costruirci appartamenti di lusso. C’è chi decide di far parte di una realtà ologrammatica e chi di fare parte di una realtà concreta, quella che si connette “davanti a una vodka al bar”. Esattamente quello che non si può fare quando si costruiscono steccati, recinti, ostacoli che impediscono la mescolanza, come è successo tutto intorno alla tua vecchia scuola: quello che qualcuno chiama protezione, altri chiamano segregazione. È una questione di punti di vista, di quanta aria si vuole insufflare nei polmoni al creato. Dipende anche da quello che si vuole vedere; quello a cui si vuole credere; quello a cui ci si assuefà e che non indigna più: il razzismo, i cambiamenti climatici, l’opulenza miope dei potenti, l’impoverimento culturale. E la Brexit…

Zadie Smith scrive romanzi e con gli stessi strumenti corre nel vastissimo - e minatissimo - campo aperto della non-fiction. Lo fa seguendo la bussola degli affetti, a partire dal titolo che dà a questa raccolta - riflessioni ricordi, approfondimenti, pezzi di vita personale - prendendolo a prestito da una raccolta di poesie del marito. Tutto in famiglia, come si suol dire. Ed è esattamente questa la traccia sottintesa di tutto ciò che si può trovare dentro Feel Free: Zadie Smith imbastisce narrazioni di tutto quello che le sta a cuore, di tutto ciò che le suscita una meditazione prendendo a mani basse dalla letteratura, dall’attualità, dalla storia, dalla politica e dalla strada sotto casa tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. La quotidianità si trasforma in punto di osservazione dal quale analizzare i grandi mutamenti del mondo, dell’ambiente e del jet set e partorirne una visione che sia più di sostanza che di forma, più di contenuto che di etichetta. Nei suoi scritti porta in dote non soltanto il suo essere scrittrice, ma quello che dovrebbe essere il ruolo di un’intellettuale: smuovere le coscienze, inseminarle con interrogativi, esortare a vedere coi propri occhi, fare domande, non addormentarsi davanti alle verità preconfezionate della tv. Esercitare il sacro diritto alla critica che parte dalla mattonella divelta del marciapiede sul quale cammino e arriva Jay-Z, a Orson Welles, alla gioia e prende d’infilata anche loro: la scrittura e la letteratura. Qui troverete più di una opportunità per instillare dentro di voi il germe sempre benedetto del dubbio e più di una occasione per ripetervi come un mantra la fortuna impagabile che si ha di poterlo esercitare. Feel Free è una piccola scuola di resistenza e dissidenza. Gentile, certo, ma non meno acuta; non meno arrabbiata; non meno carica di amore, di sogno, di poesia.