Salta al contenuto principale

Fiabe per adulti consenzienti

Fiabe per adulti consenzienti

Novantasette fiabe brevi ed intense “per adulti”, più una pagina vuota che esorta il lettore a riempirla arrivando a novantotto. Si passa dal sovvertimento dei cliché di genere con la Fiaba del cavaliere senza le cose tipiche (caro Gianni Rodari…) al paradosso della Fiaba del ragno aracnofobico, alla lapalissiana – non per tutti – evidenza della Fiaba dell’uomo che amava i muri, passando per il gusto dell’assurdo e del divertissement senza tralasciare passaggi cinici (Fiaba del condannato a morte), in un gioco di interazione col lettore che vede l’autore confessare d’aver scritto una storiella per il solo gusto di utilizzare una determinata parola o ricordargli quanto enunciato qualche pagina addietro. La cifra scanzonata, il gioco e l’umorismo la fanno da padroni nello stile, lasciando sottotraccia tanti spunti di riflessione, con semplicità. Fino all’umana – e per questo cristianissima nell’essenza – pietas della Fiaba del fuggitivo: “C’era una volta un Gesù che dopo cena rubò un’auto e scappò lontano. E almeno quella volta nessuno crocifisse nessuno.” Aprendo lo spazio all’idea della pietà che si deve anche ad un povero cristo costretto a rubare per salvarsi…

Un libro da regalare alle persone alle quali si vuole bene. Perché nelle fiabe (Freud ci aveva preso) c’è tutto. Dagli archetipi all’inconscio, dai precetti morali ai tabù, dall’esorcizzazione delle paure fino all’esplorazione oltre i limiti dell’ordinarietà della vita e della morte. E come i proverbi, le fiabe dicono tutto e il contrario di tutto, adattandosi alle somme sempre provvisorie tratte dal vissuto. Guido Catalano vi riversa, senza darlo a vedere, insegnamenti di vita (Fiaba del bambino realista, Fiaba delle storie d’amore), pensieri e ideali senza moraleggiare (Fiaba del cecchino che non voleva sparare alla gente), altre volte fantasia pura (Fiaba del coso, Fiaba della Squinquera scialluta) con un amore per le parole contagioso, tanta è la sua voglia di sguazzare con i suoni. Tanto da non farci distinguere tra fiaba e poesia. Per la loro plurima valenza di immaginifica evasione, gioco, fantasia e constatazione della sostanza del reale fatta di sogno, morte, gioia ed esiti infausti, le fiabe di Catalano somigliano a dei gilurì, le filastrocche-storielle della cultura orale romanì: “L’importante è saper ridere, anche senza lieto fine”. Si potrà condividere la semplicità profonda di alcuni passi, il gusto del macabro giocoso con momenti di sapido cinismo quando la fiaba si sfracella contro la realtà delle cose. Così è la vita e bisogna anche ridere. E qui si ride spesso e bene. Se le escursioni nel surreale ci ricordano le poesie di Felice Andreasi (penso all’inarrivabile Uno coi capelli biondi), quelle nel macabro conoscono un altro nobile padre che è il Robert Louis Stevenson di Favola crudele. E qui mi viene in mente l’edizione corredata dalle stupende illustrazioni di C.A. Doyle (padre di Arthur C. Doyle, creatore di Sherlock Holmes) dispiacendomi per aver lasciato indietro Marco Cazzato, le cui altrettanto stupende illustrazioni accompagnano Fiabe per adulti consenzienti. Quadri di un iperrealismo onirico, attutiti, ovattati, evocativi di quel qualcosa che sappiamo di avere da qualche parte, senza sapere esattamente dove. Andrebbe ristampato in edizione di pregio, copertina rigida, formato maxi. Da regalare a chi si vuole bene, anche ad un “non adulto” non contemplato nel titolo: se sarà fortunato nella vita, capirà.