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Fiabe di Charles Perrault

Fiabe di Charles Perrault

C’era una volta una bella bambina tanto desiderata da suo padre, il re, e da sua madre, la regina. Per festeggiarla, i felici genitori invitarono al battesimo tutte le fate che riuscirono a scovare. Tutte tranne una, chiusa in una torre da più cinquant’anni, la quale, offesa a morte, pensò di fare alla principessina un dono sciagurato: si sarebbe punta a morte con un fuso. Se non fosse stato per il dono dell’ottava fata, che fino a quel momento si era tenuta nascosta... C’era una volta un’altra bambina, che aveva ricevuto in dono dalla nonna un cappuccio rosso e per questo tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso. Un giorno la mamma le chiese di portare alla nonna malata una focaccia e del burro. La bambina si avviò nel bosco per raggiungere il villaggio della nonna e si imbatté in Messer Lupo... C’era una volta un ricco signore che aveva la barba blu e per questo nessuna donna voleva saperne di sposarlo. Neanche le due bellissime figlie di una sua vicina, di cui Barbablù aveva chiesto la mano. Finché lui le invitò a soggiornare in una delle sue case di campagna, insieme ad alcune loro amiche e giovani del vicinato, dove passarono otto incantevoli giorni che convinsero la sorella minore ad accettare le nozze... C’era una volta un mugnaio che, morendo, lasciò al figlio maggiore il mulino, al secondo un asino e al più piccolo un gatto. Il terzo figlio avrebbe voluto disfarsi dell’inutile eredità ricevuta, ma il gatto lo convinse a regalargli un paio di stivali e dar lui fiducia... C’era una volta una vedova con due figlie molto diverse tra loro: la maggiore, antipatica e altezzosa, le assomigliava moltissimo; la minore, bella, dolce e gentile, assomigliava alla buon anima del padre. La madre teneva molto alla prima e trattava malissimo la seconda, a cui affibbiava le faccende domestiche e ogni sorta di incombenza, tra cui quella di andare a prendere l’acqua alla fonte... C’era una volta un nobiluomo con una figlia dolce e buona al pari di sua madre. Rimasto vedovo, l’uomo sposò una donna spocchiosa e arrogante che aveva due figlie a lei del tutto somiglianti. La donna affidava alla figliastra i lavori di casa e la faceva dormire sulla paglia in mansarda. La povera ragazza ogni tanto andava a riposarsi in un angolo del camino, in mezzo alla cenere e da qui il suo nome, Culdicenere o Cenerentola... C’era una volta una regina la quale partorì un bambino così brutto che una fata si sentì in dovere di rassicurare la madre, rivelandole la grande intelligenza del neonato, e donando al bambino chiamato Arrigo, detto Arrighetto dal ciuffo per il suo ridicolo ciuffetto di capelli in testa, la facoltà di trasmettere la sua intelligenza alla donna amata. Qualche anno più tardi, la regina di un paese vicino mise al mondo due bambine, una brutta e intelligente, l’altra bellissima e stupida. La stessa fata di Arrighetto donò a quest’ultima figlia della regina la facoltà di rendere bello chiunque avesse voluto...

Charles Perrault pubblica Histoires ou contes du temps passé, avec des moralités (letteralmente Storie o racconti dei tempi passati, con una morale) nel 1697. In essa l’autore racchiude 8 fiabe, oggi tutte stranote: La bella addormentata nel bosco, Cappuccetto Rosso, Barbablù, Il gatto con gli stivali, Le fate, Cenerentola, Enrichetto dal ciuffo e Pollicino. Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigallia presentano una traduzione integrale, accurata e fedele delle otto fiabe in prosa, scritte da Perrault per il pubblico alla corte di Luigi XIV. I due traduttori collaborano da diversi anni e, per la stesura di questo libro, hanno studiato la versione di Collodi e “sfogliato con curiosità altre traduzioni antiche e moderne” ‒ come spiegano nella loro nota iniziale – consultando solo a posteriori quelle più recenti. La collana Junior de La Nuova Frontiera non manca di contribuire alla pur nutrita schiera di raccolte delle fiabe di Perrault, dalle più recenti della Rossi con Feltrinelli - che peraltro nel 1979 pubblicava la versione di Carlo Collodi – e di Mambrini per Il battello a Vapore a quella di Hoepli e di Donzelli Editore con Maria Vidale, nonché la precedente a cura di Porfido per la Marsilio. Sono le fiabe che tutti abbiamo conosciuto, riprese in seguito anche dai Grimm, quelle che iniziano sempre con il fantomatico “C’era una volta” e si concludono immancabilmente con un lieto fine, piene di principi e principesse, fate madrine e orchi, matrigne cattive e sorellastre, ma anche di morti cruente e malvagità che incutono timore e fanno spalancare gli occhi ai bambini. I traduttori di questa ultima edizione riportano anche le originali morali con cui regolarmente Perrault concludeva la narrazione e l’illustratrice Gemma O’Callaghan colora di verde, nero e rosso le pagine.