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Fiabe italiane

Fiabe italiane

Pierino Pierone è su un pero quando viene avvicinato dalla Strega Bistrega, che chiaramente vuole infilarlo nel sacco e ‘pasteggiarselo’ assieme alla figlia Margherita Margheritone. In un andirivieni tra pero, cespuglio e casa, la Strega per quattro volte riuscirà a metterlo nel sacco, e per quattro volte Pierino riuscirà a farla franca, con tanto di testa di Margherita fritta in padella e strega arrostita. La filastrocca si incastona con la prosa, almeno quanto i temi coprologici e truculenti riescono a restare intatti pur rivolgendosi ai bambini. È Il bambino nel sacco (del Friuli), e siamo solo nel primo volume. Poi, c'è un palazzo e un re che non sa a quale dei due figli gemelli Antonio e Giovanni, lasciare il regno: lo avrà la sposa che porterà il più bel dono al re. I fratelli si mettono alla ricerca. Giovanni trova sposa (la figlia di un duca) e regalo, Antonio giunge in un palazzo e regno popolato da scimmie, li troverà la sua sposa. Nonostante la stranezza della coppia, il dono della ‘fanciulla/scimmia’ sarà il più bello, ma lei – trasformatasi in una bellissima donna al momento delle nozze – ringrazierà per il regno ma rifiuterà: “Antonio non ha bisogno del regno di suo padre, perché ha già il regno che gli porto io in dote, e che lui sposandomi ha liberato dall’incantesimo che ci aveva fatto scimmie tutti quanti”, cedendo il regno all’altra coppia di sposi. Il palazzo delle scimmie (provenienza geografica Montale pistoiese), e siamo ancora nel primo volume. Il tema del magico e della metamorfosi, di un intero paese. Poi, ancora sul tema della metamorfosi e della trasformazione, ma stavolta l’associazione è donna/frutto e donna/albero. La narrazione dalla tradizione orale regionale prende il via e prosegue per tre tomi di fiabe splendide (nel saper raccontare l’Italia all’orecchio di ogni età), che non possono mancare per dare magia ai pomeriggi piovosi di ogni stagione...

Italo Calvino non ha bisogno di presentazioni. La prima edizione di queste Fiabe italiane uscì nel 1956 e Calvino stesso ne dice: “Mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. […] questa non è stata un’allucinazione, […] piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, […] quell’unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi”. Un lavoro, quello dell’autore “scientifico a metà, o se vogliamo per tre quarti e per l’ultimo quarto frutto dell’arbitrio individuale”. Sono le parole di Calvino per spiegare come risolve il dilemma proprio di chiunque si sia apprestato a realizzare raccolte di fiabe: scegliere tra un’opera conforme al modello etno-antropologico delle trascrizioni del racconto orale e una rielaborazione sostanziale dei testi. Calvino sceglie una terza via. Restare conforme ad una sorta di grado zero della fiaba, secondo un criterio di fedeltà flessibile, non matematica, che non stravolga le trascrizioni del racconto orale da cui parte. Racconti, episodi, personaggi, temi e motivi eterogenei compongono anche per il lettore di oggi una fotografia sgranata, ancestrale e moderna, dell’Italia e delle sue peculiarità regionali. Come riesce, lo spiega Calvino stesso: “Tra le varie versioni a mia disposizione, quella m’è parsa anche quella che, messe le radici in un terreno, ne ha tratto più frutto”. Un frutto che il curatore di questa raccolta imprescindibile ha saputo raccogliere e offrire al lettore, anche bambino. Perché quella che oggi siamo abituati a considerare Letteratura per l’infanzia, soprattutto per quel che concerne la fiaba, nasceva e viveva nella tradizione orale senza avere una destinazione di età, né per temi né per linguaggio (una indispensabile lettura di questo aspetto caratterizzante della fiaba la dobbiamo ad Antonio Faeti, in Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, dove la storia della ‘letteratura per l’infanzia’ è ripercorsa attraverso le illustrazioni dei figurinai). Calvino ‘traduce’, parlando ai bambini, affinché anche i più piccoli possano assaporare con la lettura, odori e colori del mosaico delle regioni che fanno il nostro Paese. Bello sarebbe stato vederle illustrate dai ‘figurinai’ di Faeti.