
Una donna insegue un figlio, un uomo lo fugge, il mare culla entrambe. Una ragazza aspetta un bambino che non vorrebbe, c’è una pillola che raschia e leva molto più in profondità di quanto si pensi. Lei e lui portano avanti una vita a due, un bambino che non nasce, dunque agli occhi della gente non sono una famiglia, perché? Una domenica pomeriggio, un bambino da tenere a bada, il caleidoscopio della vita cambia posizione. Tua madre aspetta un bambino, ma tu sei già grande. Tua madre dov’essere diventata matta, oppure tu lo sei e non te ne eri mai accorta. L’amore tocca e fugge, l’amore per un bambino ti trapassa senza farti male. E ancora, altre donne, altri bambini in sala d’attesa, altri uomini alla gogna o aguzzini, per diciassette volte...
Diciassette racconti per descrivere l’universo infinito e soggettivo della maternità. Dal figlio non voluto a quello desiderato e mai arrivato, dall’infinita attesa di diventare madri a quella nuova e inaspettata di tua madre. Un quadro spietato sul ruolo del maschio quasi sempre disattento e meschino, più o meno sempre assente e comunque sempre impotente nel colmare il troppo vuoto o il troppo pieno di una donna incinta o che lo vorrebbe essere. Il rapporto uomo-donna, il triangolo uomo-donna-bambino, il quadrilatero uomo-donna-bambino-lavoro, un caleidoscopio di visioni della mamma o non-mamma moderna, carico di ansie e difficoltà. Seguito ideale dell’antologia Quote Rosa. Donne, politica e società nei racconti delle ragazze italiane (2007), la nuova raccolta della Fernandel racchiude in uno spettro più o meno completo una rosa (appunto!) di caratteri e di storie di donne della nostra epoca, giovani o meno giovani, a confronto con la maternità. L’idea principale del parto è un nucleo dal quale si parte per poi esplorare tutto il resto, una complicata rete di rapporti con il maschio, con i bambini già nati, con i vicini e con gli amici. La donna, ovviamente al centro di tutto, qui risalta in modo duro, una roccia rotolante e che si schianta contro tutto il resto in modo violento. La dolcezza della gravidanza è molto distante, diventa un desiderio e un sogno, l’idea di una nuova vita che dovrebbe cominciare da tre è un’utopia da raggiungere il più in fretta possibile. Non so, soppesando sulle mani aperte a bilancia i due volumi, la precedente antologia e Fiocco Rosa, il dubbio che rimane è che in quest’ultima, essendo comunque monotematica, perda d’intensità nonostante l’argomento delicato, difficile e interessante. Troppi racconti, che scandagliano ovviamente lo stesso argomento, che cambiano ambientazione e personaggi, ma che alla fine tornano a quadrare sempre lì. Se in Quote Rosa si parlava di lavoro, più in generale di società, della donna come individuo e forza singola, in Fiocco Rosa la maternità è il motivo principale, che torna ridondante e alla fine purtroppo stanca. I racconti, quasi tutti molto ben scritti, se presi singolarmente, e magari letti distaccati tra loro nel tempo, riprendono forza, ma consumati uno di seguito all’altro, si annullano a vicenda, confondendosi. I più belli a mio parere L’inquilino di N. Terranova e Domenica pomeriggio di E. Ruotolo. Chi lo sa, un’antologia sulla maternità al maschile avrebbe dato un taglio nuovo al volume.