
Adelaide Dattilo vive a Milano, ma la sua famiglia ha origini siciliane, più precisamente di un piccolo paesino: Sant’Angelo Muxaro. È una scrittrice alla ricerca di successo: il suo agente letterario, Max, di origini calabresi ma anch’egli trapiantato a Milano, le ha consigliato di scrivere un “romanzo per femmine”, un romanzo rosa quale garanzia di successo. Adelaide, allora, approfittando di un po’ di ferie arretrate, decide di ritirarsi nella casa di famiglia a Sant’Angelo Muxaro (di cui ha un solo ricordo nitido della sua infanzia: un contadino che, per strada, tira un asino per il torcinaso). È qui che comincia a scrivere di Adelasia (le dà un nome simile al suo, poiché – sempre a detta di Max – le lettrici adorano identificare protagonista e autrice), una trentenne che si è appena lasciata col fidanzato, Matteo, il quale la tradiva con la sua migliore amica. Adelasia va a Rocca Musciaro, presso quella che un tempo era stata la casa della nonna e dove lo zio l’ha mandata per cercare una lettera che proprio sua nonna avrebbe scritto prima di morire. La donna inizia, così, un percorso a ritroso nel suo passato, una risalita alla foce dove tutto ebbe inizio e dove non tutto è andato come sembrerebbe...
Una citazione di Lewis Carrol, tratta da Attraverso lo specchio, ci fa entrare nel romanzo in punta di piedi, un po’ guardinghi, anticipandoci l’imprevedibilità d’una folata di vento che, dal niente, può alzarsi a scompigliare le carte, a mescolare, sovrapporre e confondere le essenze, le identità e le storie. Solo che il vento, stavolta, è diretto da Irene Chias, l’autrice reale di queste due donne-specchio, l’una madre e l’altra figlia creativa, l’una riflesso dell’altra. Adelasia è Adelaide non solo per compiacere la curiosità delle lettrici o per mettere a tacere le chiacchiere dei familiari, il cui buon nome della famiglia avrebbe rigettato la scelta dei nomi reali. Adelasia è Adelaide poiché sono due donne in una. Due donne che fanno squadra, come i bonobi, le scimmie di cui scrive (e non solo...) la stessa Adelaide. Sarebbe, forse, questa la vera potenza del femminile: farsi forza nel mondo e non farsi la guerra. Coalizzarsi. È questo uno dei leit motiv che, prima tra le righe e poi sempre più nitidamente, percorre tutto il romanzo, come un inno suonato prima in sordina e poi sempre più in crescendo. Donne che si sacrificano, che si adeguano a leggi maschili, a prepotenti brutalità. Donne che, al contrario, per paura di finire per adeguarsi anch’esse, lasciano andare... donne che scelgono la Vita, qualsiasi sia il suo corredo cromosomico... donne e specchi di donne, in un “metaromanzo” in cui la scrittura è essa stessa un personaggio femminile: parla di sé stessa senza troppi peli sulla lingua. Racconta le sue angustie e il suo desiderio di unicità, di perseguire la propria originalità, di creare e di poter popolare i propri mondi.