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Flashover - Incendio a Venezia

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Enrico Carella ha sempre sognato quell’auto: gli interni che profumano di nuovo, la carrozzeria luccicante, il motore potente... cos’altro può desiderare un rampante trentenne della provincia veneziana, giovane piccolo imprenditore, se non una Bmw nuova di pallino? È il marzo 1995 quando decide che vale la pena finanziare quasi cinquanta milioni pur di averla e dimostrare il suo status di “arrivato”. D’altra parte, ha appena ricevuto il subappalto per il rifacimento dell’impianto elettrico del Teatro “La Fenice” di Venezia; quell’auto gli si addice, lui è il cugino padrone, i soldi arriveranno. Con questo spirito inizia i lavori il 25 settembre 1995. Consegna tassativa: 28 febbraio 1996, quella sera deve suonare Woody Allen, biglietti già venduti, impensabile tardare, a meno di non voler pagare una penale stellare. Oppure a meno di non trovare un espediente per far saltare completamente i lavori, per coprire quel ritardo clamoroso in cui si trova il cugino padrone all’altezza di gennaio 1996. In un cantiere zeppo di solventi, cavi elettrici, fiamme libere, cosa può essere più banale ma credibile di un piccolo incendio? Un imprevisto, un incidente di percorso, una svista di qualche operaio maldestro e provato dalle molte ore di lavoro. Il fuoco poi farà il resto, distruggerà le prove, la responsabilità, la colpa, il ritardo. È questo ciò che pensa Enrico Carella (con il cugino dipendente, Massimiliano Marchetti) la sera del 29 gennaio 1996, nel momento in cui innesca uno degli incendi più simbolici della storia di Venezia…

Flashover è sia il titolo di quest’opera fuori-genere di Giorgio Falco, sia il termine tecnico con cui si indica il punto di massima espansione di un incendio, che da quel momento diventa distruttivo, bruciando “su se stesso”. Si cerca sempre di evitare che un innesco arrivi al suo flashover, per limitarne i danni; d’altra parte, l’equilibrio che viene raggiunto in quella fase dell’incendio ha un effetto quasi rassicurante, è una presa di coscienza di ciò che verrà distrutto. Ora il fuoco può essere domato, poi si ricostruirà. Il flashover (che si raggiunge in circa 3 minuti) per Falco è la metafora della contemporaneità, del “tutto e subito”, del guadagno e del rimedio facili, che si possono ottenere ad esempio incendiando con una leggerezza inconcepibile uno degli edifici iconici di Venezia, per ottenere il pagamento dell’assicurazione e scansare la penale. Il pensiero dell’autore, sicuramente ben scritto, è concettualmente molto più complesso, la sua riflessione si propaga e coinvolge molteplici piani, in una sorta di meta-cronaca, potenzialmente interessante e anche attuale. Si rivela però complesso seguire questo flusso di coscienza personale, misto a narrazione, misto a statistiche di marketing, misto a testimonianze del processo ai colpevoli, misto ad un apparato fotografico (altrettanto concettuale) a cura di Sabrina Ragucci che correda a spot il volume ma, forse, ne aumenta la complessità. Sicuramente l’autore ha scelto di rischiare, esporsi, innescare un incendio che, però, sembra non aver raggiunto il suo flashover.