
Theresa avanza lentamente a fianco al padre, che le stringe forte la mano. Non sa dove questo la stia guidando e non ha il coraggio di porgli alcuna domanda. Suo padre è un uomo burbero, che si arrabbia facilmente e poi scarica il proprio malumore su di lei. Non è una vita facile quella di Theresa, ma da qualche tempo è confortata da visioni della Vergine Maria, che le infonde quel tepore che manca alla sua esistenza. Il loro silenzioso tragitto si interrompe di fronte ad un imponente edificio. Le mura alte e le sbarre ad ognuna delle finestre del primo piano la impensieriscono, eppure Theresa ancora non riesce a comprendere. Dove si trovano? La risposta arriva al sopraggiungere di un uomo: il dottor Dickey... Mary è una ragazzina, non è sposata ma ha già messo al mondo una figlia, Erin. Da quando la piccola è nata, non riesce a prendersi cura di lei e nemmeno di se stessa. Prova ad allattarla ma non sempre ci riesce ed il suo pianto le entra in testa e le offusca la mente. Mary e Theresa si incontrano, basta loro un attimo perché si accenda la scintilla di un piccolo legame di solidarietà ed amicizia... Cathe è una donna combattiva, spesso la sua indole aggressiva è indirizzata a difendere chi subisce un torto o chi è troppo indifeso per difendersi da solo. Inizialmente il suo sarcasmo mette Theresa in difficoltà, quest’ultima infatti non ha le qualità per decifrare il modo di comportarsi di Cathe. Eppure, le due donne apparentemente così opposte riescono ad intessere un legame: hanno in comune il rifiuto verso una realtà opprimente, rifiuto che manifestano in un modo diverso... Johanna è una donna gentile, ma muta. Lo è diventata, muta. Nessuno però sa cosa le abbia scatenato questa reazione. Theresa, Mary, Cathe e Johanna sono ospiti dell’Asilo per Donne Folli...
Ci sono libri che trattano temi difficili, libri che inducono a non essere scelti per paura di trovarsi di fronte ad una lettura troppo faticosa a livello emotivo. Non è il caso di questo romanzo, o meglio: il tema è complicato - vero - ma viene affrontato con una penna delicata. Siamo in Australia, nella Fremantle del 1870, nell’Asilo - realmente esistito - per Donne Folli. La storia si snoda fra la vita presente e passata di quattro internate, fornendoci, pagina dopo pagina, i pezzi di un puzzle che una volta messi assieme ci restituiscono l’esistenza di queste donne. Ognuna di loro si ritrova rinchiusa là dentro perché incompresa: Cathe, ad esempio, è una femminista che sfida costantemente l’ordine maschile costituito, combattiva, pungente e sarcastica. Tranne l’uso del tempo verbale imperfetto per le parti dedicate ai flashback della vita passata di ciascuna donna, il resto del libro è narrato al presente. È una scelta stilistica potente: una volta entrate nell’Asilo il passato si offusca, il tempo si ferma, rimane solo un eterno presente. Non sono permessi oggetti personali, all’interno di questa struttura, come a voler cancellare irrimediabilmente il passato di ciascuna ospite. Per quanto il libro sia emotivamente intenso, al lettore non rimane addosso la pesantezza del luogo, quanto la poesia del libro: i piccoli momenti che puntellano la quotidianità delle internate, i legami che sono riuscite a creare fra di loro. Questa è infatti anche una storia di solidarietà femminile. È un romanzo profondamente poetico, profondamente delicato e profondamente femminile.