
Due milioni di anni fa, in Africa, compariva il nostro primo antenato, l’Homo habilis, che fu poi seguito dai successori Homo erectus e Homo sapiens quando le condizioni richiesero un cambiamento di rotta. Ad oggi, si notano invece le tracce di una nuova specie umana: il FOMO Sapiens. Patrick J. McGinnis ha individuato tracce di questi esemplari ovunque sul pianeta. Sono centinaia di milioni ed hanno caratteristiche specifiche: distratti e affannati dietro a oggetti e situazioni che potrebbero rendere la vita perfetta se solo fossero alla portata di mano; perennemente attaccati ai dispositivi digitali ad osservare persone che vivono esperienze ben più degne delle loro oppure guardinghi alle scrivanie dei colleghi che hanno ottenuto successi più facilmente. Anche se qualche trend sta iniziando a prendere forma nel panorama internazionale, il FOMO sapiens non ha età, non ha luogo, non ha caratteristiche evidenti se non la “Paura di essere tagliati fuori” appunto secondo l’acronimo inglese Fear Of Missing Out (FOMO). Altro aspetto spesso collegato, e talvolta più grave ancora, è la presenza di FOBO, ovvero “Paura di un’opzione migliore”, l’idea che dietro l’angolo ci sia sempre una migliore possibilità, sia a livello commerciale, con lo scorrere frenetico delle offerte, che personale. E se si passa troppo tempo a guardare quello che il mercato digitale offre, che cosa può succedere? Sicuramente che si perdono di vista i momenti importanti della vita, che scivola di mano inesorabile insieme ai rapporti con le persone che amiamo. Succede che le finte esperienze si infiltrano nel quotidiano, fino a danneggiare la produttività, prosciugando le energie e azzerando il rendimento. E allora che fare per invertire la rotta e tornare a godere dei piccoli momenti che la vita ci dona? Una delle opzioni possibili è “decidere di essere decisi”: prendere in mano le opzioni che si presentano e plasmarle fino a farle combaciare con i nostri sogni. E quando succederà, allora sarà più facile sostituire la paura con la gioia ed essere felici di potersi disconnettere… anche solo per un po’!
Patrick J. McGinnis studiava alla Harvard Business School e già sentiva il peso delle possibilità di scelta che avrebbe vissuto in futuro. Era il 2002 e non esistevano ancora i social network, anche se nella stanza accanto Zuckenberg stava lavorando alla prima versione di Facebook, ma la pressione era altissima e la stessa vita accademica e scientifica era una sfida continua: il primo a scoprire qualcosa, il primo a viverla, il primo a commentarla. Nelle università si faceva tutto e si provava tutto. Forse per questo lo stesso McGinnis si definisce il primo FOMO Sapiens e, poco prima della sua laurea, conia questo neologismo. Da un ateneo all’altro, da un continente all’altro, da un’epoca alla successiva, il termine si è evoluto fino ai giorni nostri, facendo rientrare in sé accezioni diverse, modernizzandosi e includendo la vita digitale nelle variabili, fino a diventare esso stesso una celebrità planetaria. Il risultato è un rogo emozionale, un circolo vizioso al pari dei gironi infernali, una dolce e colorata caramella che non finisce mai, al pari di quelle di Willie Wonka, come lo stesso McGinnis afferma. Ed è proprio lui, il primo FOMO sapiens, che ci racconta le sue esperienze, generalizzandole e analizzandole fino a descrivere un fenomeno che al momento sta paralizzando intere generazioni di individui, fermi a guardare il loro futuro scorrere sulle pagine del web. Ma è anche lo stesso autore che ci rivela un segreto: dalla FOMO si può guarire (e meno male) se si adotta uno stile di vita particolare, se si seguono le indicazioni che pagina dopo pagina questo saggio ci rivela, se….