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Forse mio padre

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Qualche mese prima di morire sua madre comunica a Laura che l’uomo che l’ha cresciuta non è il suo vero padre e le dice per la prima volta il nome dell’uomo con cui ha avuto una relazione e che l’ha messa incinta molti anni prima. Laura aveva già sentito quel nome nei racconti del passato della madre: era il suo fidanzato quando avevano quindici anni, quando lei e la sua famiglia si sono nascosti nelle campagne maremmane per fuggire dai nazisti. Di lui Laura sa pochissimo: ha una voglia di vino rosso sulla faccia, che lo ha reso strano agli occhi di molti, e dopo la guerra si è lasciato con sua madre. Adesso che la verità è venuta fuori, per Laura arriva il momento della consapevolezza e della ricerca di informazioni, che riesce a catturare dalla madre nei mesi prima della sua morte. Il suo forse padre intanto non c’è più, faceva l’impiegato provinciale, non aveva una sua famiglia e si sentiva ogni giorno con la madre di Laura per sapere di lei. Non è molto per ricostruire la storia della sua vita, per questo, e per elaborare lutto, inizia a indagare sul passato della madre e del forse padre. Il loro incontro era avvenuto durante la seconda guerra mondiale nelle campagne di Grosseto, perché entrambe le loro famiglie furono costrette a trovare un riparo. Lui era originario di Castiglione della Pescaia, amava disegnare e la sua strana voglia sulla guancia gli è costata una carenza di affetto da parte di chi si impressionava di fronte a quella stranezza. Lei, essendo ebrea, dovette lasciare Firenze con la sua famiglia per nascondersi nelle campagne maremmane ed è nella fuga e nella precarietà di quella vita che, a quindici anni, si sono fidanzati…

Come in ogni tentativo di ricostruire la storia della propria famiglia, anche Laura Forti dona uno spaccato personalissimo e intimo della sua vita. Quello che differenzia questo libro da altri simili è il dolore, la lacerazione interiore che ha spinto l’autrice a scrivere. Laura scopre, mentre la madre sta morendo, che l’uomo che credeva suo padre in realtà non lo è, ma scopre anche che lui ormai è morto e che quindi ogni possibilità di conoscerlo e di fondare la sua identità in relazione a quell’uomo è persa. Inizia una fase di triplice lutto, come Laura stessa l’ha definita, per la morte della madre, del suo forse vero padre e della sua condizione di figlia. E infatti il libro è diviso in quattro parti, che riprendono liberamente quelle che sono le fasi in cui si processa un lutto: negazione, elaborazione, rabbia, accettazione. Per tutto il libro Laura si rivolge a questa entità, il forse padre, cercando “un’intimità che non esiste”, credendo di rivolgersi a una persona vera, per poi rendersi conto che parla con un fantasma, qualcosa di intangibile. Tutto il libro non è altro che il crescere della consapevolezza di una relazione mancata, di un affetto che le è stato privato e la ricerca, mediante la ricostruzione/invenzione della vita del padre, di nuove radici che diano senso all’intero vissuto di Laura. La scrittura allenata e consolidata di Laura Forti, drammaturga e insegnante, emana quel calore che testi di questa carica emotiva necessitano e riesce a trasmettere tutto il dolore, le incertezze e la curiosità di una donna che si affida alla scrittura per disegnare i tratti di uomo che era forse suo padre.