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Foto di classe

Foto di classe

Ogni paese del sud, Puglia compresa, ha una villa - intesa come luogo di incontro dei ragazzi al di sotto dei vent’anni. Martina Franca non fa eccezione in questo senso e la villa comunale, che si trova sotto la Rotonda, teatro negli anni Settanta del secolo scorso del famoso Cantagiro, è sempre stato il posto accanto a cui i giovani si radunavano: ogni gruppo parrocchiale aveva un angolo assegnato della Rotonda e ci si ritrovava il sabato pomeriggio, dopo l’incontro di Azione Cattolica, e la domenica mattina, dopo la messa. Purtroppo, con il tempo tutto è finito a causa delle lamentele legate agli schiamazzi e alla musica ad alto volume, ma la villa è rimasta aperta. Il suo custode - il mitico Iaiul, zoppo, poliomielitico e senza una mano - ogni sabato alle undici era solito far uscire i ragazzi, gridando loro di fare in fretta, per poterne chiudere l’ingresso. Quando Mario comincia a frequentare il liceo, smette di recarsi alla villa ed entra a far parte del gruppo della crème della città, tra cui c’è Valerio, che oggi è professore di matematica in una scuola superiore di Parma. Da ragazzo, il giovane veniva chiamato Valeria perché alcuni suoi atteggiamenti, piuttosto singolari ed eccentrici, finivano per essere interpretati come segni distintivi di omosessualità. Dopo oltre dieci anni di lontananza, Valerio e Mario si ritrovano al raduno di classe, organizzato grazie ai miracoli dei social network, che facilitano molto il piuttosto difficile compito di ritrovare persone che non si vedono più da tempo. L’appuntamento è la sera del 25 dicembre in villa, naturalmente. Mario vi arriva dopo aver percorso via Recupero ed aver attraversato i cancelli che porta nel luogo in cui, quindici anni prima, venivano mobilitati gli scioperi. Eccole lì, le stesse persone di tanti anni prima, gli stessi compagni di classe, tutte esattamente uguali a prima...

Tutto prende avvio da una foto di classe, che diventa spunto per Mario Desiati - scrittore pugliese da tempo residente a Roma e direttore editoriale di Fandango Libri - per capire cosa ne sia stato dei venti ragazzi che frequentavano il suo stesso Liceo. Scopre che solo quattro sono rimasti a Martina Franca, mentre tutti gli altri hanno ingrossato le fila di quel fenomeno di ritorno che è la ripresa, dopo tanti anni, dell’emigrazione dal sud al nord Italia. Si tratta di un’emigrazione ben diversa da quella degli anni Sessanta del secolo scorso, in cui si partiva - muniti di una valigia di cartone, pochi soldi e tanti sogni - per fuggire la miseria. I nuovi “fuorisede” (Desiati propone di chiamare i nuovi emigrati meridionali in questo modo, perché “emigrato è colui che lascia il proprio paese per migliorare status economico o sociale”, mentre “il fuorisede” si trasferisce, ma mantiene una considerevole parte della propria vita nel luogo di nascita”) sono giovani laureati, e spesso in possesso di master o specializzazioni varie, alla ricerca di una possibilità lavorativa più consona alle proprie competenze, stipendio incluso. Desiati individua otto diverse categorie, ciascuna delle quali rappresentata da un ex compagno di classe, tra le quali si annoverano gli “usati”, laureati preparati e ambiziosi che si allontanano delusi dallo sfruttamento del proprio lavoro da parte degli ordini professionali precostituiti; gli “arrangiati” che, pur emigrati, continuano a vivere in grande precarietà, nell’attesa del giusto contatto che possa loro cambiare la vita; i “fedeli”, che mantengono un legame strettissimo con le tradizioni del proprio paese. Infine, ci sono loro, i “rimasti”, coloro che hanno deciso di non partire, oppure di tornare al paese d’origine per investire lì le proprie risorse e il proprio futuro. A metà tra una ricerca sociologica e una raccolta di racconti di vita, Desiati fotografa una realtà che indaga uno degli aspetti più caratteristici della nuova generazione di precari e lo fa coinvolgendo il lettore e, in alcuni punti, commuovendolo: le descrizioni del territorio ammorbato dall’ILVA - il distretto siderurgico di Taranto - valgono da sole la lettura dell’intero volume.