Salta al contenuto principale

Foto di famiglia con sgomento

fotofamigliasgomento

Un giardino, un’altalena, la casetta delle tortore. Un mondo intero per i ragazzini che vi giocano, ma che non conoscono il senso del limite e del pericolo. Anzi, i loro giochi si fanno sempre più pericolosi. Pane, burro e zucchero per merenda e il più piccolo e debole che paga sempre pegno. Sempre e solo lui. In alternativa, le lucertole. E c’è sempre Ivan, il più grande, sia fisicamente, sia d’età, che si spinge sempre più oltre, costringendo anche gli altri a rubare, a tagliare le ruote dei camion, e così via. E le ragazze? Ci sono anche le ragazze, ma quelle Ivan le tiene per sé... Il mare di settembre: parcheggi, calma, pochi turisti. La situazione ideale per respirare l’odore della salsedine, appropriarsi dei benefici dello iodio e calmare i pensieri. Moglie e figlia stanno già togliendo le scarpe sul bagnasciuga, ma lui aspetta ancora un po’ a raggiungerle, guardando là, oltre la scogliera, all’imbocco del porticciolo, dove vorrebbe trovarsi in questo momento. Solo e con una leggera brezza che gli scompiglia i capelli. Si chiede come mai il suo matrimonio sia ancora in piedi, nonostante il ristagno. Si chiede se non sia solo vigliaccheria... È un posto bellissimo, pieno di silenzio e pace, esattamente il contrario di ciò che sta vivendo nel suo matrimonio. Proprio per questo ha dato il via alla ricerca di una casa sul lago, ha risposto a quell’annuncio, ha firmato il contratto di affitto per un anno. In aspettativa dal lavoro, con un po’ di soldi da parte per vivere, lascia tutto e si trasferisce in questo angolo di paradiso, dove regnano calma e tranquillità. Qualche lavoretto da fare, la pesca quando ne ha voglia e una scultura in legno con cui cimentarsi per inaugurare gli strumenti adatti che non ha mai usato. L’intenzione è quella di riprodurre il viso della figlia...

A seconda di dove ci si trovi, in una notte insonne, nella casa sul lago, in un campo con i ragazzini che giocano, il ritmo della narrazione prende la stessa forma del luogo: le parole si rincorrono per dare un senso di tranquillità, per farti sentire l’alito del vento sul viso, per raccontarti i sentimenti che stanno provando i protagonisti. È una bella capacità quella di Alessandro Cartoni, autore marchigiano non certo alle prime armi, avendo già pubblicato alcuni romanzi. Al centro di tutto c’è la famiglia e di certo non è quella felice del Mulino bianco, anzi, vanta una serie di difficoltà che sono poi quelle spesso raccontate dai giornali e dalle tv, per mettere il dito nella piaga di una società che si sgretola, dove la famiglia è ancora al centro dell’universo, ma è totalmente cambiata, spesso totalmente sbagliata, soprattutto per quei figli a cui si fa mancare educazione, figure di riferimento, insegnamenti e buone maniere. Ma tant’è, nonostante i tempi che cambiano, la famiglia è ancora quel legame che, volenti o nolenti, tiene tutti uniti. Certo, quelle di Alessandro Cartoni sono storie al limite, in cui la famiglia non è più rifugio, protezione, focolare, ma l’ambito umano in cui si crea disagio, ci si sente costretti e limitati, che opprime chi ne fa parte, anche se non tutti. L’augurio che dobbiamo farci, però, è che rimangano tali solo sulla carta, cioè sperare in famiglie sagge e comprensive, resilienti e piene d’amore, altrimenti le difficoltà del vivere quotidiano non lasciano proprio scampo. Divertente l’ironia del racconto Lettera da un altrove, in cui si ritrova intatta la furbizia di alcuni anziani che, come dicevano i nostri nonni, “sono stati prima vino che aceto”.