
E dopo aver sognato per molti anni di parteciparvi, il 2022 è il nostro anno: per la prima volta andremo alla mitica Fiera del Libro di Francoforte, la Frankfurter Buchmesse n. 74! Quest’anno il tema è “Translate, Transfer, Transform”, a evidenziare l’importanza della traduzione nell’editoria come ponte di contatto fra paesi e persone.
Colleghe e colleghi che ci hanno preceduto negli anni passati ci istruiscono per bene e, in particolare, ci offrono:
un consiglio - portatevi scarpe comode;
un avvertimento – tenete carico il cellulare, vi perderete;
una dritta - non lasciate la fiera prima delle 17.00… lì comincia il bello (seguono sguardi ammiccanti…).
Facciamo tesoro di tutto quanto ci viene suggerito e raccontato, ordiniamo per bene materiale promozionale, pass, biglietti aerei, lista degli appuntamenti e dei ristoranti e martedì 18 ottobre partiamo, francamente emozionate. In aereo per passare il tempo scrutiamo attentamente i nostri vicini e cerchiamo di trovare nei loro comportamenti e tratti del viso (stanno leggendo un libro? Sfogliano annoiati un catalogo di titoli di narrativa? Banalmente, hanno un’aria da intellettuale😊?) indizi per scommettere se sono della tribù della fiera e li rincontreremo tra gli stand. Ci accorgeremo poi che era una scommessa persa in partenza: anche se la fiera fino a venerdì è chiusa al pubblico e riservata agli addetti ai lavori, c’è da subito talmente tanta gente che è impossibile ritrovare qualcuno in mezzo a quella calca. E, a dirla tutta, dopo qualche ora sogniamo solamente un po’ di solitudine e di silenzio… salvo poi finire per quattro sere consecutive in tipici pub stra-affollati del centro a bere birra e alzare sempre di più il tono della voce per sentirci.
Ma torniamo in cronaca: il primo giorno effettivo, mercoledì 19, dopo aver compreso come funzionano i trasporti, arriviamo velocemente al Padiglione Italia, che riunisce diverse case editrici mettendo a disposizione stand e tavolini, in uno spazio tutto declinato sul bianco, davvero bello ed elegante, oltre che ben organizzato dall’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Ci sistemiamo e godiamo di alcuni minuti di silenzio prima dell’inizio del delirio. Alle nove scattano gli incontri: durata 30 minuti, un viavai di gente che si sposta come uno sciame disordinato di formiche operose, strette di mano a fiumi e alle quali non eravamo davvero più abituate, scambio di biglietti da visita come fossero le figurine ai tempi delle elementari. Non eravamo pronte e le nostre borse si riempiono presto e si appesantiscono di gadget, shopper, cataloghi, card. Per fortuna negli stand turchi un buon tè non si nega a nessuno e approfittiamo senza indugio di qualche dolcetto mieloso per risollevarci dalla “fatica” della fiera. Ringraziamo chi ci ha dato il consiglio delle scarpe comode: sono indispensabili. Per quanto riguarda il perderci: ci siamo perse, a volte volontariamente.
Alle 17, come da dritta, una banda comincia a suonare allegramente, non si capisce da dove ma la musica risuona ovunque e tutti i banconi d’accoglienza delle più grandi case editrici si riempiono di panini al formaggio, bevande varie e dolci alle amarene (chissà se erano davvero amarene, comunque non erano male): anche qui, come per gli stand turchi, non ci siamo tirate indietro. Le cravatte si sciolgono un po’, i capelli si sfilano disobbedienti da pettinature ordinate e oltre alle strette di mano riceviamo baci umidi sulla guancia. Ovunque è un’atmosfera di festa e gioia che, dopo tutto quello che abbiamo passato in questi anni pandemici, commuove un po’. Arriva sera, sono le 18 circa e siamo alquanto stanche, ma una passeggiata per una Francoforte che stupisce e si contraddice ad ogni angolo tra palazzi classici e grattacieli moderni ci rigenera. Il tempo quest’anno è ottimo e ci godiamo la città con una giacca leggera. Una vera fortuna! Abbiamo prenotato per tempo le cene in alcune birrerie tipiche del centro per provare le specialità locali. La Schnitzel - una sorta di orecchia d’elefante - è d’obbligo e davanti alla (ennesima) birra bionda, siamo di nuovo pronte per affrontare i discorsi sull’editoria che, ahinoi, vertono quasi esclusivamente sull’aumento dei costi delle materie prime e, in generale, di tutta la filiera produttiva e sulla speranza che presto si trovino soluzioni adeguate al loro contenimento. Ascoltiamo racconti sulle fiere passate, immaginiamo edizioni precedenti dalle dimensioni faraoniche e ci sentiamo parte di un mondo meraviglioso che però richiede a gran voce maggiori tutele. A mezzanotte crolliamo, chiudendo le palpebre su occhi che hanno visto e ammirato tanto e godendoci, finalmente, il silenzio.
I giorni successivi, ormai da veterane rotte a ogni astuzia, siamo più sciolte, ci divertiamo, troviamo del tempo per infilarci negli allegri stand di libri per bambini, prendiamo in mano volumi d’arte preziosi e bellissimi, cerchiamo spassosi consigli di vita in manuali d’auto-aiuto, ridiamo davanti a titoli improbabili - che probabilmente diventeranno futuri bestseller – e spiamo presentazioni di libri tedeschi con autori che non conosciamo e che comunque - perché non si sa mai - fotografiamo. Ritorniamo a casa con un giorno di ritardo: in Italia c’è sciopero dei voli, è il primo segnale che stiamo per tornare alla nostra quotidianità. Morale della favola: la Fiera è un’esperienza, merita tutta. Alcune curiosità (fonte ICE): quest’anno i visitatori sono stati circa 87.000 per 4.000 espositori da 95 Paesi. Il Paese Ospite di questa edizione è stata la Spagna - siamo riuscite a visitare il gigantesco padiglione dedicato proprio mentre Aramburu teneva una conferenza. Il Paese Ospite della prossima edizione sarà la Slovenia…e, udite udite, nel 2024 toccherà a noi!!!