
Il primo contatto con il ghiaccio avviene nella piscina del quartiere, altri si susseguono nel tempo. Da queste esperienze stimolanti hanno inizio gli studi. Scoprire quale sia la differenza tra artico e antartico, che cosa sono i poli, cosa significa nord e quanti uomini hanno sacrificato le loro esistenze per esplorare e scoprire nuovi angoli del mondo. Nella prima metà del XIX secolo John Cleves Symmes riteneva che la terra fosse cava alle due estremità, che i poli fossero comunicanti e ben sette mondi inesplorati restassero celati al suo interno, contenuti uno dentro l’altro. Tanta letteratura d’avventura è stata scritta sulla scia di questa suggestiva teoria. Nell’Ottocento John Barrow è partito alla ricerca di John Franklin e del suo equipaggio, spinto dal suo spirito avventuroso e col tempo la conquista del Polo nord è diventata per tanti uomini una questione di orgoglio nazionale, un primato da ottenere a ogni costo. Come nella teoria di Symmes, sette figure compongono l’io narrante di questa storia (“teoria della narratrice cava”), a iniziare dalla giovane commessa vestita di nero, che osserva dalla vetrina i passanti e compone le loro vite. La seconda figura appartiene a un’insegnante di dieci anni più matura, che osserva come i metodi educativi elaborati per far cooperare gli alunni distruggano la creatività individuale. La terza figura è una studentessa che si dedica a un Progetto che fatica a concludere e la quarta è una studentessa universitaria che diventa l’amante di un maturo professore universitario carismatico, che la lascia all’improvviso; la quinta è una ventenne che cerca di passare inosservata, in conflitto con la severa madre e un fratello “fesso” (intrappolato nel ghiaccio, come gli esploratori del passato: “lui c’è e non c’è”). La sesta figura è assistente in un film ed è appassionata dai fuori scena, che mostrano la verità; la settima, infine, è la matrice, l’unica figura piena da cui le altre hanno avuto origine…
Imma Ávalos Marqués (Girona 1982) alias Alicia Kopf, artista visiva laureata in Belle arti e Letterature comparate, scrittrice, ricercatrice e docente di Comunicazione presso l’Università Aperta della Catalogna a Barcellona, unisce dati biografici e memorie personali alla passione per il ghiaccio e le esplorazioni artiche in questo romanzo sperimentale, che ha anche le caratteristiche di un saggio. Alicia ripercorre le tappe di quella che viene definita la “controversia polare” e racconta le imprese di uomini avventurosi in cerca di gloria, come Cook, Peary, Shackleton, Scott, Amundsen, Helbert e in questo modo crea un parallelo con la vita quotidiana, riuscendo a parlare di disabilità, come l’autismo con diagnosi tardiva del fratello M, di desiderio, di amori infelici. “Non è tutta la storia familiare una lotta territoriale? Spazi domestici e affetti come territori da conquistare”. Ed è il ghiaccio la costante con cui la Kopf, di pagina in pagina, propone ai lettori informazioni sugli argomenti più vari. In questo modo ci troviamo a scoprire l’origine dei globi di neve nel XIX secolo in Francia, fino alla loro diffusione a livello mondiale, a conoscere gli studi sulla neve del fisico nucleare Ukichiro Nakaya (l’arcipelago Nakaya nell’Antartico porta il suo nome) e ancora l’incredibile volo di Louise Boyd nel 1955. Quello che descrive più intimamente però, è il percorso umano e artistico di una giovane donna che deve lottare per ottenere il suo posto nel mondo e che si sente investita da una doppia responsabilità: quella verso la propria vita, senza sprecare l’opportunità che le è stata data, di cui il fratello è stato privato, e il peso di non deludere i genitori già provati dalla sofferenza per la condizione del figlio e con cui è in perenne conflitto. Il risultato è un romanzo intimo (per quanto disomogeneo nella struttura narrativa), che si pone come il punto d’arrivo di una serie di mostre dal titolo Àrticantàrtic, che ha permesso all’artista di essere supportata dalla casa editrice And Other Stories, la prima a pubblicare il volume nel 2015.