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Fuori di sé

Fuori di sé

Nella Russia che sta nascendo dalle ceneri dell’URSS, le tensioni etnico/sociali costringono la famiglia dei gemelli Anton e Alissa (di origine ebrea) a espatriare in Germania. La vita in un Paese straniero, con una lingua sconosciuta che procura incomprensioni con i compagni di classe, unisce ancora di più i due adolescenti, le cui vite però si separano quando Anton decide di fuggire di casa. Una cartolina arrivata anni dopo da Istanbul, senza parole e senza firma, fa immaginare ad Ali che il gemello possa trovarsi lì. Di nuovo un Paese sconosciuto, di nuovo una lingua inintelligibile. Alissa cerca Anton ovunque; la disperata ricerca, complice la sorprendente somiglianza col fratello, le giocherà scherzi (allucinazioni?) visivi: osservandosi in una palla strobosferica appesa al soffitto di un ambiguo locale, immaginerà che tutti quei pezzetti di viso, smontati dalla rifrangenza della luce, compongano il viso di Anton. Così come, allo specchio del bagno, si vedrà come Anton, tanto da scrivere col rossetto “Anton è stato qui”. Alla fine, riusciranno i due fratelli a ricongiungersi? Alissa troverà Anton o una sua copia carbone?

Primo romanzo di Sasha Marianna Salzmann, già nota per poesie, racconti e opere teatrali, Fuori di sé (pubblicato in Germania nel 2017) oltre a essere candidato al Premio Strega Europeo di quest’anno è stato finalista al prestigioso Deutscher Buchpreis e tradotto in più di una dozzina di lingue. Salzmann, anni 34, cresciuta a Mosca e residente tra Berlino e Istanbul, ha scritto un catalizzatore emotivo. Se avete letto e amato Middlesex di Jeffrey Eugenides, amerete questo libro sorprendente. Trama complessa, nel senso bello del termine, che si presta a più di una lettura, ognuna delle quali plausibile. Una storia sulla identità: di genere, di nazionalità, di lingua e di cultura. Una storia sul proprio personale quadratino di mondo da occupare. E sulla difficoltà di tenerselo. Anton è Alissa? Alissa è Anton? Katiuša è una donna o è Katho, un uomo? La scrittrice volutamente non ci aiuta a districare l’intreccio, perché su quello e sulle sue molteplici interpretazioni fonda la struttura narrativa. Narrazione in prima persona, in terza, a cui si accede a volte senza rendersene conto, tanto è coinvolgente la trama. Non è acclarato se ci siano intrusioni autobiografiche, ma certo, la nazionalità e la vita di Salzmann tra Berlino e Istanbul (stessa peregrinazione dei gemelli), il suo aspetto fisico, i suoi capelli ricci (come quelli di Ali) possono farlo sospettare. Alla fine, c’è una sorta di schizofrenia che affligge Anton/Ali? O una disforia di genere? A conclusione, la scelta di Ali renderà il tutto ancora più complicato. O più semplice?