
La prima pietra, da cui partirà la costruzione del nuovo quartiere denominato Concordia, viene posta il 18 febbraio 2020 alla presenza di Sua Maestà Vittorio Emanuele III (nell’attuale Piazza Benedetto Brin, che per chi abita in zona è quella “del cinema all’aperto estivo”, ndR). Tra i partecipanti, ovviamente, c’era anche Paolo Orlando che aveva disegnato nella sua mente quel nucleo urbano di “piccole e felici case” ormai da più di un decennio. La collina su cui tutto sarebbe nato era quella a ridosso della Basilica di San Paolo da cui si poteva godere anche una bellissima vista del Tevere, vicino al quale avrebbero lavorato gli operai della nuova zona industriale di Roma e del futuro porto della città, collegato direttamente con quello di Ostia Nuova. Con la costituzione dell’Ente per lo sviluppo marittimo e industriale di Roma, supportato dall’Istituto cittadino per le case popolari, che aveva in programma importanti iniziative di decentramento urbano, la zona, fino a quel momento occupata da terreni agricoli e vitigni, inizia a prendere forma. Nessuno col tempo la chiamerà mai Concordia, perché tutti inizieranno ad affezionarsi al soprannome dato dai romani, Garbatella, per quel ricordo di antiche osterie e degli abitanti passati che vi transitavano. C’era, infatti, a Vigna Torti (non troppo lontano dall’attuale Via Ostiense) un ritrovo per chi, come i tanti pellegrini che si recavano alla Basilica di San Paolo, si trovava da queste parti. La proprietaria era una certa Clementina Eusebi, moglie dell’oste e vignaiolo romano Giobattista Cascapera, che deceduto la lascia con i figli a gestire il locale. Con loro, a dare una mano, la vecchia madre di lei, Maddalena Garbata. “Garbata la madre, Garbatella la figlia!” E così nasce, forse da uno scherzo di un avventore ubriaco o dello stesso Cascapera un toponimo reso celebre da romanzi e da film, tanto a cuore ai romani e non solo che amano questo quartiere sempre vivo, autentico e pieno di carattere…
Attraverso gli interventi di Giorgio Guidoni, Flavio Conia, Francesca Romana Stabile, Gianni Rivolta, Floriana Mariani, Claudio D'Aguanno, Francesca Sperati, Giuliano Marotta, Andrea Catarci, Claudio Marotta, Giancarlo Proietti, Cosmo Barbato, Paolo Moccia, Simonetta Greco, Sandra Girolami, Maria Jatosti, Carla Monaldi questo prezioso volume permette di approfondire tutti gli aspetti che compongono il racconto lungo esattamente cento anni in cui la protagonista è la Garbatella, un quartiere a cui molti romani sono affezionati e in cui amano passare il tempo (un po’ come Nanni Moretti che confessa nel suo Caro Diario di guidare la sua Vespa tra le sue stradine e i suoi celeberrimi “lotti”). Come ricorda giustamente nella prefazione Amedeo Ciaccheri, Presidente del Municipio Roma VIII, si deve al giornalista Gianni Rivolta la capacità e l’ostinazione di mettere insieme un materiale tanto vasto che riguarda temi sociali, architettonici, ambientali, ecc. I diversi capitoli sono ben strutturati e ogni sezione trova fondamento su un numero enorme di fonti bibliografiche. Diari dei protagonisti, planimetrie, articoli storici, bollettini, ecc. aggiungono dettagli utili e interessanti. Le foto affascinano non solo chi vive nel quartiere ma anche chi è interessato al continuo divenire di una città, che in un libro del genere trova spunti intriganti. Bello scoprire, ad esempio, l’assetto che era stato previsto per l’intera area, che doveva apparire, agli occhi dei suoi progettisti, come una specie di hub portuale per collegare Roma a Ostia, in cui i mezzi di comunicazioni l’avrebbero fatta da padroni, così come i ponti. A posteriori, siamo testimoni del fatto che la maggior parte dei sogni di grandezza non è mai giunta a conclusione e che la zona industriale poco fuori delle mura Aureliane ha lasciato scheletri ingombranti, a cui i romani ormai sono abituati e che aspettano vengano riqualificati (è andata bene, però, agli ex stabilimenti Mira Lanza trasformati negli ultimi anni nel Teatro India e alla struttura industriale della Centrale Montemartini che ospita la collezione distaccata dei Musei Capitolini). Una giusta menzione va all’Associazione Culturale Cara Garbatella che da anni porta avanti progetti, come questo, per diffondere la conoscenza del territorio.