
Siamo in un mondo abitato dai Kunya, dai Molkhog e dalle bestie. I Kunya sono una popolazione vichinga, guerriera; i Molkhog, una popolazione zoomorfa, monasteriale-tibetana; le bestie, spesso, somigliano alla megafauna del Pleistocene. In un’epoca ormai lontanissima Kunya, Molkhog e bestie convivevano in armonia, adorando un unico dio, Kemono, artefice e bilancia di quel mondo, capace di mantenere prosperità e fertilità della terra; un giorno, però, Henok, capo dei Kunya, dominato dall’avidità e dal desiderio di grandezza, aveva deciso di rubare un occhio al dio, per ereditarne il potere e diventare immortale; la furia di Kemono era stata terribile: dal suo corpo si era sprigionata una nebbia che si era sparsa per il mondo e aveva avvelenato le bestie, tutte ammalate di un terribile morbo, una specie di rabbia. I Kunya e i Molkhog erano stati costretti a rifugiarsi nelle poche isole estranee al mare di nebbia per sopravvivere e scampare alla ferocia delle bestie. Naga, l’oracolo dei Molkhog, aveva, così, deciso di partire e di andare in cerca di Henok, per recuperare l’occhio e restituirlo al dio, a Kemono; invano. Da allora nessuno aveva saputo più niente di tutti loro. Questo capitava molto tempo fa; per questo motivo, da allora, la nebbia, una nebbia odiosa, indissolubile, aveva avvolto il mondo dei Kunya e dei Molkhog. La piccola Gherd non ne sa niente, di questo antefatto antico: tra i Kunya questa storia è stata proprio dimenticata. Sarà un oracolo dei Molkhog, il giovane Atheis, a parlargliene, al momento giusto. Gherd è cresciuta nel clan degli Ammazzabestie, figlia di uno dei loro capi e di Bya, una donna illuminata, una che non s’è stancata di cercare un rimedio alle ingiustizie e alle sofferenze del mondo, una che crede nel potere delle pietre antiche e che segretamente comunica con qualcuno, con qualcuno di un altro popolo. Suo grande amico è un gatto-gufo, Puc, addomesticato dalla mamma molto tempo prima. Un giorno, una bestia, un enorme lupo-cervo, aggredisce la piccola Gherd; Bya lo fronteggia con una pietra, pronuncia una formula antica e riesce ad ammansirlo: invano, perché gli Ammazzabestie stanno già là con asce, frecce e spade, per ucciderlo. La bestia, ferita a tradimento, sragiona e uccide prima Bya poi il padre di Gherd, Vandrad; poi, fugge. La piccola è spaventata e disperata, scossa dal pensiero della vendetta e tuttavia turbata dallo scarso senso di appartenenza alla sua comunità...
Graphic novel fantasy giocata su limpide reminiscenze tolkieniane, vichinghe e tibetane, Gherd. La ragazza della nebbia è un’avventura destinata a restituire ai vostri bambini e ai vostri ragazzi un sentimento forte come la speranza e un approccio saggio come il rifiuto dell’ambizione, nella pretesa di ritrovare una vita vissuta all’insegna di una piena e matura solidarietà; mostra loro personaggi coraggiosi e capaci di distinguersi con intelligenza e personalità, senza cattiveria e senza prepotenza, superando conflitti interiori di tutto rispetto. Il mondo rappresentato dallo scrittore Marco Rocchi e dall’illustratrice, Francesca Carità, è caotico e frastornato da conflitti; la nebbia che circonda tutte le terre e confonde tutti gli abitanti è una condanna esemplare dovuta alla rottura di equilibri secolari: i giovani lettori non faticheranno a riconoscere la strada da battere per ripristinarli; vale a dire, vivere con diversa e più profonda armonia con tutte le creature viventi, accettare e rispettare le diversità, dedicarsi con diversa delicatezza all’ambiente, superando l’avidità, l’egoismo e ogni egocentrismo, in genere. Non ci sono scorciatoie e non ci sono compromessi: Gherd insegna che la strada maestra è affrontare le proprie responsabilità e sacrificarsi, in nome di qualcosa di più alto di sé; dell’amicizia, dell’equilibrio del proprio ambiente, di una diversa idea di civiltà. L’opera è stata pubblicata dalla Tunué di Latina in un solido cartonato; fa parte della collana Tipitondi, destinata a ospitare sia trasposizioni a fumetti dei grandi classici della letteratura d’infanzia sia storie nuove, italiane e internazionali. Nelle parole dell’editore, “i Tipitondi sono tipi davvero speciali. Nella loro rotondità simbolica celano la morbidezza e il gioco, il divertimento pensante, la curiosità creativa, l’attitudine pop alla contaminazione di segni e narrazioni. Sono insiemi aperti di condivisione. Intelligenze elastiche”. Gli artisti, Marco Rocchi [Firenze, 1982] e Francesca Carità [Asti, 1993], avevano già pubblicato, sempre per Tunué, nella stessa collana, Le due metà della luna [2017]; figurano, poi, tra gli autori della miscellanea Stagioni. Quattro storie (e mezza) per Emergency [2017]. La rassegna stampa, a pochi giorni dall’uscita, racconta già una buona accoglienza: ad esempio Gabriele Di Donfrancesco su “la Repubblica” ha apprezzato un “fumetto dall’animo pacifista e ambientalista [...]. Un post-apocalittico spirituale [...]. Eppure, di apocalittico, all’apparenza, non ha nulla: i paesaggi disegnati da Carità sono deliziosi”. Giusto rilievo: a stemperare i momenti più drammatici e le fasi di scontro più cruento è proprio il tratto tenero, tondissimo e vagamente da vecchio cartoon giapponese della giovanissima Carità, capace di stingere la tensione e di spogliare di crudeltà quel mondo.