
Distesa sul tappeto polveroso con Omar sopra di lei, Olivia finalmente sente che qualcosa è successo tra lei e l’amico di sempre. Qualcosa che, nel bene o nel male, li può riportare al loro rapporto prima di quel weekend. Da quando gli ha dato un veloce e sfuggente bacio sulle labbra, il ragazzo ha iniziato a trattarla con distacco: i suoi profondi e inquieti occhi neri non cercano più i suoi, le chiamate a tarda notte sono diventate sempre più rare e brevi, così come le occasioni per rimanere da soli in una stanza. E così, quel weekend a casa di Antonio le è sembrata una buona occasione per rimettere insieme i pezzi. Ma mai avrebbe immaginato che nel giro di qualche ora lei e Omar si sarebbero trovati a condividere l’angusto spazio di uno sgabuzzino polveroso, nella vecchia casa della zia di Antonio. E invece, eccola lì, cercando di calmare invano il suo cuore e di restare immobile per non spezzare quello strano e improvviso incantesimo. Mentre cerca di avvicinarsi ancora di più al ragazzo, qualcosa le trafigge la schiena; un dolore acuto, come se qualcosa improvvisamente fosse spuntato lì, dove prima c’era solo il duro pavimento. Neanche il tempo di lamentarsi del dolore che sente mancarsi il terreno da sotto la schiena. Spinge via Omar e cerca di alzarsi, prestando attenzione a non perdere l’equilibrio precario “Dai, spostati. Voglio vedere cosa c’è sotto”, dice mentre solleva il vecchio tappeto che nasconde una botola il cui coperchio ha assunto la forma scomposta dei loro corpi, fino a poco prima distesi lì sopra…
Daniela Dawan, giudice della Suprema Corte di Cassazione, scrittrice e vincitrice dei premi IusArte Libri e ADEI-WIZO con Qual è la via del vento, torna in libreria con un romanzo YA. Protagonisti sono Omar, Olivia, Antonio e Nina al loro ultimo anno di scuola superiore che decidono di passare l’ultimo weekend prima della fine dell’anno scolastico insieme, nella casa antica di Antonio. Ad animare il fine settimana dei ragazzi, la scoperta di una botola tenuta nascosta da Delfina, zia di Antonio, e che li porterà alla scoperta di un passaggio segreto che collega Santa Maria delle Grazie al Castello Sforzesco di Milano. Un viaggio nei sotterranei della città che diventa occasione anche per compiere un viaggio interiore, che li condurrà alla scoperta delle proprie paure e ad affrontarle, cambiando anche il rapporto che li lega gli uni alle altre. Un romanzo in grado di intrecciare, in maniera equilibrata, il presente con il passato (e al quale il titolo allude): quest’ultimo presente nel libro grazie ai racconti su Gunotto da Pavia, monaco benedettino costretto a fuggire per aver letto le opere di Giordano Bruno, e a quelli della peste che, nel diciassettesimo secolo, abbracciarono Milano nella sua morsa letale. Una storia di formazione che però sembra scendere in profondità solo nell’ambientazione della storia: per alcuni dei temi affrontati, come la morte, l’omosessualità o la malattia mentale si ha la sensazione di un approccio appena accennato, senza un effettivo scavo nell’interiorità dei personaggi. La lettura scorre dinamica ed è in grado di condurre alla fine anche un lettore un po’ più consapevole, che però resta con la consapevolezza che forse si poteva osare un po’ di più.