
“Avevo compiuto diciott’anni da pochi giorni ma mi sembrava di non aver mai vissuto”. Gabriele è un adolescente, vive nella periferia di Bari assieme alla madre e alla sorella minore. Come se qualcuno avesse premuto il tasto play, la sua vita sembra partire solo in quel momento. I contorni di ogni cosa si fanno più nitidi, così come le emozioni sono pugni nello stomaco, sono lame che pungolano e aprono ferite: i primi amori, gli scioperi e le occupazioni studentesche, il legame sempre più forte con i compagni di scuola Giulio e Marco, ma soprattutto la separazione dei suoi genitori, un trauma che Gabriele non riesce a superare. La fortuna di vivere in una famiglia agiata non basta a lenire la sensazione di vuoto lasciata dalla partenza del padre, con il quale non può più condividere nessuna esperienza. Ma sono la fine della scuola e l’inizio dell’estate a segnare il taglio netto tra il passato e il futuro di Gabriele, trasformando il presente in una terra di conflitto dove tutti sono nemici. Nemica è la madre e il suo nuovo compagno, nemica è Chiara, che presto ripartirà per Roma e che lui sentiva di amare; nemico è Giulio che lui stesso tradirà, usando la sua ragazza per sfogare la propria rabbia. L’unica via d’uscita per poter ricominciare a vivere, per poter scegliere con la propria testa, sarà fuggire da Bari per raggiungere il padre a Milano. Una città sconosciuta lo accoglie assieme un’esistenza tutta da costruire, su basi nuove, con pensieri nuovi. Ritrovato il legame con il padre, per Gabriele sarà davvero come rinascere. Dopo sette anni, fa ritorno a Bari con armi nuove, che gli permettono di riscoprire l’amore di sua madre e comprenderla e poi vivere la propria vita, fare nuove esperienze, forse innamorarsi ancora e affrontare un futuro che è già dietro l’angolo…
Alessio Rega, fondatore della Dots Edizioni e di Les Flâneurs, proprio per quest’ultima casa editrice sceglie di ridare nuova vita ad un romanzo già pubblicato nel 2014 da Mario Adda Edizioni. Una scelta dettata dalla sensazione che la storia di Gabriele, qui riscritta in alcune parti e migliorata nello stile, avesse ancora qualcosa da poter dire, soprattutto agli adolescenti come Gabriele, il protagonista di Giro di vita. La forma, seppure non dichiarata, appare quella di un diario vocale registrato su una di quelle musicassette TDK o Maxell da 60 o 90 minuti che negli anni Ottanta e Novanta riempivano le mensole delle camere dei giovani e i vani porta oggetti di moltissime automobili. Complici anche gli stacchi tra un paragrafo e l’altro, rappresentati proprio da piccole musicassette che il lettore immagina girare mentre Gabriele si avvia a raccontarvi la sua storia. Suddiviso in due parti chiamate Andata e Ritorno, ma che avrebbero potuto benissimo chiamarsi lato A e lato B come nelle cassette, Giro di vita potrebbe essere definito anche come un romanzo di formazione. Gabriele rompe il vetro che lo separa dalla vita e finalmente cresce portandosi appresso tutte le paure tipiche degli adolescenti che temono di non essere mai all’altezza della situazione. Lo stile tuttavia non convince appieno, nonostante la dichiarata riscrittura. Il romanzo mantiene sempre un certo distacco con il lettore, che non riesce ad entrare nella storia come se quel vetro posto tra Gabriele e la vita, sottolineato dall’esergo estrapolato da Due di Due di Andrea De Carlo – il cui nome purtroppo è stato riportato anche in modo errato – non si fosse frantumato, permettendogli di far sentire la propria voce. Manca sangue: i pugni dati e ricevuti non arrivano al bersaglio. Manca passione: l’amore e il sesso sono pallide scene con poco trasporto. Manca un po’ di quella vita tanto decantata e che, per un giovane come Gabriele, dovrebbe essere più simile a un fuoco che avvampa e che si riesce a scorgere anche a distanza.