
Victor Ward fa il modello a New York. Ha una storia con Chloe Byrnes, un’altra modella. Suo padre (un senatore) è costretto a mantenerlo, dato il suo stile di vita esagerato. A ventisette anni le sue preoccupazioni principali sono la lista di invitati alla festa d’inaugurazione del suo prossimo locale, l’entrare a far parte del cast di "Flatliners II" o di qualsiasi film che aumenti la sua notorietà e la sua immagine. L’It boy del momento (come è definito dai giornali di moda) non riesce a trovare un attimo di pausa nella frenesia degli inviti, delle sfilate, dello shopping compulsivo; da un momento all’altro i suoi sogni potrebbero crollare, data la sua inettitudine nell’amministrare i suoi affari sia di cuore che di vita. Una sera però - in un caffé vicino al Rockefeller Center - un incontro cambia il corso degli eventi. F. Fred Palakon gli offre trecentomila dollari per ritrovare Jamie Fields, la sua ex fiamma dei tempi del college. La ragazza - oggi modella e attrice - è scomparsa dal set di un film e non si hanno sue notizie. Il compito in apparenza semplice porterà Ward ad entrare a far parte di una misteriosa organizzazione che effettua attentati nei luoghi più famosi del pianeta...
In questo libro, che ha richiesto 7 anni per essere completato - la gestazione più lunga di tutto il suo opus - Bret Easton Ellis riprende le poetiche a lui più care: la caduta di qualsiasi ideale in una postmodernità liquida e decadente (Jamie dice a Victor in conclusione: “Sei soltanto un oggetto”), le infinite liste di merci che popolano un mondo costruito di brand e la completa inettitudine dei suoi protagonisti. In più ci aggiunge una visionarietà che da qui in poi - soprattutto nelle nevrosi paranoiche di Lunar Park - sarà alla base della sua produzione: concluso nel 1999, il libro predice il disastro delle Torri gemelle (tanto che si dice che una sua versione cinematografica sia stata bloccata appena dopo l’11 settembre) e nel contempo prende in giro la società di Hollywood degli anni Novanta: usa infatti le icone del fashion-system trasformandole in terroristi senza scrupoli. In questa ennesima ‘generazione X’ comanda come al solito il dio denaro, portando a una dissoluzione dell’identita che è sempre più attuale. Anche se i riferimenti alle canzoni e ai personaggi dopo più di 10 anni non si colgono così velocemente, la magistrale capacità di tagliare e incollare liste di nomi, luoghi, situazioni e scene che vanno a completare un quadro appena un anno prima della fine del millennio resta profetica. Man mano che si prosegue con la lettura l’angolo di descrizione degli eventi muta in un obiettivo grandangolare di un super Grande fratello, che filma come in uno snuff movie la vita di Ward, già apparso come Victor Johnson ne Le regole dell’attrazione. Dopo averlo letto probabilmente guarderete con una più profonda ossessione le marche dei vestiti dei vostri colleghi di lavoro, ascolterete con più attenzione i testi delle canzoni pop amate dai vostri figli e vi sentirete seguiti da qualcuno per strada. Glamorama è anche un grande affresco di fine millennio, di come i costumi siano cambiati, passando dall’edonismo degli anni '80 a una paura delle nostre ombre controllabile solo con dosi massicce di Xanax. Prima dell'avvento del social networking massivo, Ellis ci fa capire come la voglia di farsi riconoscere sia nata proprio dell’edonismo esibizionista degli yuppie. In questo senso la lezione calza a pennello proprio a noi italiani, visto che il Cavaliere che ci governa ha iniziato a modificare il nostro modo di pensare proprio attraverso la tv, grazie anche a programmi del calibro di "Drive In", nel quale molti anni fa il corpo e l’esibizionismo hanno iniziato ad intaccare la nostra percezione del reale.
In questo libro, che ha richiesto 7 anni per essere completato - la gestazione più lunga di tutto il suo opus - Bret Easton Ellis riprende le poetiche a lui più care: la caduta di qualsiasi ideale in una postmodernità liquida e decadente (Jamie dice a Victor in conclusione: “Sei soltanto un oggetto”), le infinite liste di merci che popolano un mondo costruito di brand e la completa inettitudine dei suoi protagonisti. In più ci aggiunge una visionarietà che da qui in poi - soprattutto nelle nevrosi paranoiche di Lunar Park - sarà alla base della sua produzione: concluso nel 1999, il libro predice il disastro delle Torri gemelle (tanto che si dice che una sua versione cinematografica sia stata bloccata appena dopo l’11 settembre) e nel contempo prende in giro la società di Hollywood degli anni Novanta: usa infatti le icone del fashion-system trasformandole in terroristi senza scrupoli. In questa ennesima ‘generazione X’ comanda come al solito il dio denaro, portando a una dissoluzione dell’identita che è sempre più attuale. Anche se i riferimenti alle canzoni e ai personaggi dopo più di 10 anni non si colgono così velocemente, la magistrale capacità di tagliare e incollare liste di nomi, luoghi, situazioni e scene che vanno a completare un quadro appena un anno prima della fine del millennio resta profetica. Man mano che si prosegue con la lettura l’angolo di descrizione degli eventi muta in un obiettivo grandangolare di un super Grande fratello, che filma come in uno snuff movie la vita di Ward, già apparso come Victor Johnson ne Le regole dell’attrazione. Dopo averlo letto probabilmente guarderete con una più profonda ossessione le marche dei vestiti dei vostri colleghi di lavoro, ascolterete con più attenzione i testi delle canzoni pop amate dai vostri figli e vi sentirete seguiti da qualcuno per strada. Glamorama è anche un grande affresco di fine millennio, di come i costumi siano cambiati, passando dall’edonismo degli anni '80 a una paura delle nostre ombre controllabile solo con dosi massicce di Xanax. Prima dell'avvento del social networking massivo, Ellis ci fa capire come la voglia di farsi riconoscere sia nata proprio dell’edonismo esibizionista degli yuppie. In questo senso la lezione calza a pennello proprio a noi italiani, visto che il Cavaliere che ci governa ha iniziato a modificare il nostro modo di pensare proprio attraverso la tv, grazie anche a programmi del calibro di "Drive In", nel quale molti anni fa il corpo e l’esibizionismo hanno iniziato ad intaccare la nostra percezione del reale.