
Gli anni ‘80 vengono catalogati spesso con tag affini all’edonismo sfrenato e alla competizione degli yuppies (vi ricordate la Milano “da bere” dello storico spot dell'amaro Ramazzotti?). Da questo saggio della giornalista e critica musicale napoletana Livia Satriano non sembrerebbero però essere le caratteristiche più pregnanti della musica italiana di quella decade. Il pop fatto di tastiere e spalline con paillettes viene infatti affiancato da un movimento musicale underground che ha al suo interno scintille catalizzatrici, sperimentazioni e innovazioni paragonabili a quelle del beat ‘60 e del glam ‘70. “Un viaggio alle origini di quello che è stato definito il ‘nuovo rock italiano’, una nuova e più articolata via per il rock, figlia della rivoluzione del punk”…
La scelta stilistica è stata quella della testimonianza diretta, e quindi si è preferito far parlare i protagonisti più o meno noti di quella rivoluzione che ancora oggi illumina la strada di molte band. Fra gli intervistati, il compianto Roberto ‘Freak’ Antoni degli Skiantos, Marco Bertoni dei Confusional Quartet, Carlo Casale dei Frigidaire Tango, Federico Fiumani dei Diaframma, Christina Moser dei Krisma e Massimo Zamboni dei CCCP. Quello che esce da queste testimonianze è un ritratto variegato del sottobosco non ufficiale e proto-indie di quegli anni. Scopriamo che molte delle spinte innovative artistiche erano connesse ai centri di cultura (Bologna in primis), alla politica (il Movimento) o a ispirazioni da altri mondi (il misticismo indiano o la cybercultura nascente). Il quadro complessivo trasmette un’energia che oggi sembra scemare, dato il mood cupo post-crisi in cui siamo sommersi. Molti dischi storici delle band di quegli anni sono nati più grazie all’abbondanza di idee che alla sostanziale presenza di mezzi. Una lezione da tenere bene a mente, che potrebbe essere d’aiuto anche agli artisti contemporanei. Da leggere.
La scelta stilistica è stata quella della testimonianza diretta, e quindi si è preferito far parlare i protagonisti più o meno noti di quella rivoluzione che ancora oggi illumina la strada di molte band. Fra gli intervistati, il compianto Roberto ‘Freak’ Antoni degli Skiantos, Marco Bertoni dei Confusional Quartet, Carlo Casale dei Frigidaire Tango, Federico Fiumani dei Diaframma, Christina Moser dei Krisma e Massimo Zamboni dei CCCP. Quello che esce da queste testimonianze è un ritratto variegato del sottobosco non ufficiale e proto-indie di quegli anni. Scopriamo che molte delle spinte innovative artistiche erano connesse ai centri di cultura (Bologna in primis), alla politica (il Movimento) o a ispirazioni da altri mondi (il misticismo indiano o la cybercultura nascente). Il quadro complessivo trasmette un’energia che oggi sembra scemare, dato il mood cupo post-crisi in cui siamo sommersi. Molti dischi storici delle band di quegli anni sono nati più grazie all’abbondanza di idee che alla sostanziale presenza di mezzi. Una lezione da tenere bene a mente, che potrebbe essere d’aiuto anche agli artisti contemporanei. Da leggere.