
Quello di preparare i bouquet nuziali è diventato il suo lavoro, dopo che si è vista costretta a chiudere per sempre la sua libreria. Libera sta passando in rassegna i fiori disposti con ordine sul tavolo del suo laboratorio, annesso al casello ferroviario in cui vive con la figlia Vittoria, che di mestiere fa la poliziotta, e con l’eccentrica madre Iole, che ultimamente è più misteriosa e sfuggente del solito. In un vecchio video caricato su YouTube Franco Battiato canta la stagione dell’amore e Libera pensa che anche per lei - quarantasei anni e un periodo di solitudine troppo lungo, cominciato a seguito della morte di suo marito Saverio - la stagione dell’amore pare essere tornata e ha le fattezze di Gabriele, commissario di polizia nonché capo di Vittoria. Libera e Gabriele si conoscono e si piacciono da sempre ma parevano essere destinati a non incontrarsi mai: quando si sono visti per la prima volta lui era libero, ma lei stava con Saverio; quando lei è rimasta vedova, lui aveva moglie e figli. Insomma, si sono rincorsi e attesi per quasi trent’anni. Ultimamente, però, Gabriele le si è dichiarato - anche se sta per avere un altro figlio a seguito di una storia, di cui l’uomo sta per sciogliere ogni nodo, con una collega - e Libera, che la figlia chiama “un impiastro sentimentale”, ha avuto mille tentennamenti, ma alla fine si è lasciata andare. Non sa quanto quella relazione sia destinata a durare, ma il primo pomeriggio d’amore trascorso con Gabriele le si è cucito addosso come un abito su misura e le ha regalato emozioni che aveva dimenticato. Assorta com’è nei suoi pensieri, non si accorge dell’arrivo della Smilza finché non la vede sulla soglia del laboratorio. Jeans, camicione nero e borsa di cuoio a tracolla, la Smilza - giovane giornalista dai lunghi silenzi e dalle intuizioni acute e spesso risolutive - è una delle poche persone di fronte a cui anche Idra, il buffo incrocio che da qualche tempo abita al casello con Libera e il resto della ciurma, agita allegro il moncherino che ha al posto della coda e sembra fare le fusa, come i gatti. La Smilza vuole parlare con la fioraia del Giambellino- l’hanno soprannominata così da quando, grazie alla sua passione per i gialli e alle sue abilità da detective è riuscita a risolvere più di un caso- del Gatto con gli Stivali, l’imprendibile rapinatore che negli ultimi mesi ha messo a segno parecchie rapine. Pare che Iole conosca molto bene quell’uomo che, addirittura, potrebbe essere il padre che Libera non ha mai conosciuto...
Nuova avventura per la Miss Marple del Giambellino e le sue aiutanti. Il personaggio di Libera, scaturito dalla penna di Rosa Teruzzi - esperta di cronaca nera e caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado - continua a essere vincente. Donna coraggiosa, anche se afflitta da mille dubbi, dotata di un fiuto eccezionale per l’indagine e parecchio talentuosa, vive in un vecchio casello ferroviario ristrutturato insieme alla figlia giovane poliziotta di professione, ragazza tenace e intraprendente, e alla madre, ex figlia dei fiori e hippie, allergica a tutto ciò che anche solo vagamente abbia il sapore di regole e convenzioni. Ogni volta che Libera e la madre Iole vengono coinvolte in un caso da risolvere, sanno muoversi con intelligenza e intuito tra pochi indizi e pochissime certezze e riescono a venire a capo di situazioni ingarbugliate e complesse. Questa volta si tratta di una sparizione piuttosto imbarazzante: un’insegnante è scomparsa, pare, insieme a un suo giovanissimo studente. I pettegolezzi si sprecano, ma Libera non si lascia fuorviare da considerazioni di bassa lega e, aiutata come sempre dalla sagace giornalista di un quotidiano - inevitabile il richiamo alla passata professione della Teruzzi - e dal suo direttore, sa destreggiarsi tra pesanti non detti e fantasiose supposizioni, fino a imboccare la strada giusta che conduce a quella verità che quasi mai è così lineare come appare, ma nasconde spesso risvolti e motivazioni ben più profonde. Una trama incalzante e un intreccio ben organizzato per un racconto che - cifra stilistica tipica della Teruzzi - non contiene scene brutali o di violenza né fa ricorso al macabro. L’attenzione si concentra tutta sull’enigma da risolvere e sulle mille perplessità e le altrettante questioni irrisolte che abitano l’animo di Libera, decisamente ottima investigatrice a cui manca, tuttavia, la giusta dose di sicurezza in se stessa. Ennesima prova superata per la scrittrice lombarda, capace di impreziosire il suo lavoro con inserti letterari importanti – la poesia di Antonia Pozzi o i riferimenti ai noir magistrali di Scerbanenco - e di concludere la vicenda lasciando parecchi interrogativi aperti. Si spera, quindi, di leggere prestissimo le nuove avventure della fioraia del Giambellino & Co. Anche perché la scombinata combriccola di investigatrici fai da te crea dipendenza.