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Gli introvabili

Gli introvabili

Nel pozzo della memoria è possibile attingere di tutto. Anche, per chi dei libri è innamorato, titoli, autori, chicche, che in qualche modo hanno segnato un ricordo o una passione. Come per Proust c’è dunque la ricerca del tempo perduto, così può esserci per un bibliofilo la ricerca di libri perduti. E, una volta ritrovati, avviare nuove riflessioni, per assaporare e fare assaporare nuove sensazioni e divagare tra diverse suggestioni letterarie. Così la ricerca bibliografica diventa un viaggio avventuroso, scandito dalle tappe rappresentate dai volumi di volta in volta disseppelliti da qualche archivio polveroso, o affastellati in qualche bancarella senza pretese, o custoditi in qualche archivio. Una miniera, di fatto, da cui estrarre materiale prezioso. Ed ecco che le chicche di volta in volta ritrovate sfilano in questo volume a costituire una collazione di schede bibliografiche non congegnate in modo tradizionale. Nel senso che, di pagina in pagina, il lettore scopre testi rari, spariti e poi fortunosamente riemersi. In molti casi caduti nell’oblio e mai più ristampati. E, soprattutto, scopre una fitta rete di connessioni e di intrecci, divaganti accostamenti che vanno ben oltre i canonici, e aridi, limiti della classica scheda bibliografica. Così Steinbeck incrocia altra letteratura di viaggio; Soavi incontra Giacometti e Genet; Philonenko svela un volto inedito. Il tutto, sul filo della memoria alimentata dal sapiente lavoro del ricercatore bibliofilo...

Il volume si presta a differenti approcci di lettura. Essendo composto da capitoli costruiti per avere vita autonoma, può essere letto sezione per sezione. Anche saltando da un capitolo all’altro. Ma può anche essere considerato un mosaico dalle tessere che talvolta si saldano in modo inestricabile. Soprattutto, per il lettore sorvegliato, questo lavoro di Giorgio Gizzi, bibliotecario per vocazione e passione, è un pungolo straordinario per esplorare zone d’ombra della letteratura contemporanea. Per imbattersi in titoli eccentrici, anche di autori di grande spessore. Un esempio per tutti: c’è il Carlo Levi de La doppia notte dei tigli, un testo uscito nel 1959 e non certo particolarmente noto al pubblico. La lettura del volume di Gizzi è dunque intrigante e piacevole, anche grazie al ricorso ad un tono non saccente, ma al contrario quasi confidenziale. Perché l’autore cerca esplicitamente la compiaciuta complicità del lettore. Che non può essere, a sua volta, altro che un appassionato amante dei libri.