
Nell’anno del Signore 1456, oltre a ulteriori innumerevoli eventi i quali, nonostante la loro marginale importanza, comunque non lasciano affatto (anzi) il mondo come l’hanno trovato, – giacché, come si suol dire, non soltanto non cade foglia senza che Iddio lo voglia, ma non s’alza ciglio senza scompiglio, né salta rana senza frana, con buona pace di chi ha in odio i proverbi, i motti, le frasi sentenziosi e quelle fatte e le rime stucchevoli – il fatto che si vuole raccontare prende luogo tra le vie e le piazze d’una città toscana, per la precisione in quel di Prato. In quell’anno infatti Filippo Lippi, frate cinquantenne ormai a quel punto di fama non esattamente immacolata, avendo sfogliato meno tomi di scolastica che sottogonne e colletti di donne, essendo però anche pittore apprezzato e voluto, viene chiamato nel locale monastero di Santa Margherita perché dipinga in primo luogo lì sopra l’altare maggiore una Madonna circondata come si conviene da un bel gruppuscolo di angeli, e poi anche in altre case e in altre chiese per altri lavori…
Insegnante, attore, persino burattinaio, autore di spettacoli di narrazione e poesia per tutte le età, nonché di testi di poesia, di romanzi e di libri per ragazzi, traduttore di Plauto ma anche di Milton e di William Shakespeare, sia per quanto riguarda la sua produzione drammaturgica che per quella in sonetti, Roberto Piumini padroneggia con rara eleganza l’arte della parola nella sua molteplicità, e raccoglie insieme in questo volume sette racconti molto riusciti, dallo stile ampio, bello, sobrio, avvincente e interessante, caratterizzati da una ben amalgamata miscellanea di percezioni sensoriali. Il tema, declinato nelle sue diverse sfaccettature, nel tempo, nello spazio, nella storia, tra Costantinopoli, Loreto, Prato, Parigi e la Vienna degli ultimi anni del diciannovesimo secolo, è la bellezza e il suo potere salvifico, l’amore per l’arte (e anche l’arte dell’amore, visto che non mancano incursioni sapienti e delicate nella sensualità), la pittura, specialmente, che immortala l’effimero e senza parole racconta moltissimo del soggetto che sceglie di rappresentare: così Piumini prende per mano il lettore e divertendolo lo istruisce, facendogli conoscere da vicino personaggi come Filippo Lippi, Gentile Bellini o Piero della Francesca, non più solo nomi sulle pagine ma uomini in carne, ossa, sangue e passioni.