
Enrico è sulle tracce evanescenti di Carlo Coccioli, scrittore eclettico e seducente, morto a Città del Messico dieci anni prima, nel 2003. Sta seguendo la Pista dei Cani, alla ricerca di Javier, l’ex assistente di Coccioli, oggi veterinario clandestino, col quale ha avuto un contatto telefonico infruttuoso. Sotto le ruote della sua macchina scorrono l’asfalto bollente dell’autostrada messicana e le carcasse di numerosi animaletti. Enrico si aspetta di trovare qualche carcassa di cane, ma ancora non ne ha incontrate. Davanti a lui, nell’aria torrida, il viso di Carlo Coccioli gli appare come in miraggio. Decide di sostare in un trasandato diner messicano per sgranchirsi le gambe, bersi una birra Tecate in lattina e chiedere indicazioni per il ranch de la Favorita. Ancora quindici chilometri, poi deve svoltare a destra nella piccola carretera de Santa Maria Xolotz. Ha trascorso gli ultimi mesi in uno stato di magnetica perdizione. A Città del Messico ha visitato la Casa Museo di Coccioli – “piena di fantasmi, come fosse architettata apposta” – e ha trascorso giorni tra chiacchiere e mescal, ma ora si è deciso a seguire la Pista dei Cani, disseminata delle presenze canine all’interno delle opere di Coccioli. Al termine della Pista troverà Janvier e, se fortunato, anche il Grande karma, lo scopo finale del suo viaggio, “il libro che forse nemmeno esiste”. Si tratta di un faldone inedito e introvabile, che Enrico immagina come una scatola vuota da prestigiatore, all’interno della quale si è destinati a scomparire con tutto il corpo...
La storia esistenziale e letteraria di Carlo Coccioli è tanto intricata quanto appassionante. Scrittore prolifico in ben tre lingue (italiano, francese e spagnolo), eterno girovago, cultore della religiosità e dell’amore, Coccioli in Italia non ha visto riconosciuta la fama che altrove, soprattutto a Parigi, ha meritato – il suo libro più conosciuto, Fabrizio Lupo, nel quale il tema dell’omosessualità viene trattato apertamente, fu pubblicato in Francia nel 1952 e giunse nel suo paese d’origine solo nel 1978. Grande Karma, il secondo romanzo di Alessandro Raveggi, è il tentativo di calarsi anima e corpo nella vita di Carlo Coccioli. Enrico Capponi, sotto richiesta del suo professore Merendoni, si mette alla ricerca di un inedito di Coccioli, il Grande Karma, che si dice fosse tra le sue carte al momento della sua morte. Ma il vortice di eventi e conoscenze che lo intrappola tra Città del Messico e Parigi lo trascina a fondo, impegnandolo in un profondo ripensamento della sua vita e dei suoi affetti. Raveggi si muove sul confine sdrucciolevole tra narrativa e autobiografia: così come Enrico, ricercatore universitario che viaggia il mondo alla ricerca delle tracce pulsanti del passaggio terreno di Coccioli, tra luoghi, pubblicazioni e persone in carne ed ossa, anche Raveggi ha girato il globo per seguire la pista di ricordi e testimonianze che lo scrittore livornese ha lasciato dietro di sé. Ne è scaturito un libro labirintico, in cui il garbuglio inestricabile delle anime di Coccioli ed Enrico si rispecchia nel groviglio di spazi e tempi così distanti, ma in fondo così vicini gli uni agli altri. Con questo romanzo, Raveggi è riuscito riesumare un autore malauguratamente dimenticato, proponendone al contempo una rilettura accorta e intensa.