
Nato il 27 gennaio 1859 nel castello di Potsdam al termine del viale berlinese Unter den Linden, figlio primogenito di Federico Guglielmo e nipote del regnante Guglielmo I di Hohenzollern, fu imperatore di Germania e re di Prussia dal 1888 al 1918. Anno in cui dovette abdicare a seguito delle sconfitte militari subite e dei disordini rivoltose che presero il sopravvento sulla sua capacità di reggere le redini del potere. Probabilmente, a causa dell’anestesia al cloroformio che venne somministrata alla madre, la principessa Vittoria, durante il parto, egli venne alla luce con gravi danni alla nervatura posta tra il collo, la spalla e il braccio sinistro. Le conseguenze fisiche – in particolare la paralisi del braccio - e le innumerevoli cure a cui venne lungamente sottoposto senza esito favorevole, lo accompagnarono per tutta la vita, rendendo il suo carattere irritabile e violento. E influenzarono anche il comportamento tenuto da sovrano. Durante il suo lungo regno manifestò costantemente la volontà di esercitare un potere assoluto: fin da subito entrò in aperto contrasto con Bismark che reggeva il potere da diciotto anni, nominò e sfiduciò a ripetizione i cancellieri, dettò l’agenda politica ai ministri, condusse in prima persona la politica estera del Reich. Insomma, sottometteva parlamento e governo alla sua volontà, che aveva la presunzione di considerare legittimata da quella divina. Mentre della stampa si serviva per i propri scopi propagandistici. Soprattutto per nascondere le sue incapacità militari e contrastare le nuove istanze sociali in stato di avanzamento e di crescente ribellione...
Gustavo Corni è stato ricercatore e docente universitario di storia moderna e contemporanea presso gli atenei di Chieti e di Trento e autore di approfonditi studi in particolare sulla storia tedesca, nonché membro dal 2010 dell'International Academic Advisory Board dell’Istituto Wiesenthal di Vienna per gli studi sull’Olocausto. La padronanza della materia ricavata da tali esperienze si riverbera nel presente testo biografico con vigore rigoroso e dettagliato, ma alleggerito dalla freschezza di uno stile narrativo che ne rende la lettura piacevole e spigliata. Nelle pagine del libro, inoltre, si respira come una malia seducente la sensazione di essere catapultati nelle sequenze di una ricerca volta a recuperare il relitto perduto nei profondi fondali della storia di una figura troppo a lungo dimenticata dalla storiografia del nostro Paese. Basti pensare, infatti, che l’unica biografia di Guglielmo II pubblicata in Italia è quella di Franz Herre, uscita da Mondadori nel 1996. Molto bene ha fatto pertanto l’editore Salerno ad affidarsi ad un autore d’indiscussa preparazione e ad offrire al cultore della materia storica un volume che di fatto è un invito ad indossare una muta e a scendere nelle profondità recondite per prendere visione di un fantasma scomparso, che nel corso della narrazione assume i contorni inediti del protagonista di un periodo che ha segnato una svolta fondamentale nel percorso storico moderno. Chi chiuderà il libro prima di terminarlo, lo farà solo per tornare in superficie a riprendere ossigeno e poi rituffarsi subito dopo tra le pagine.