
Il copione è tristemente noto, la sceneggiatura sa di già visto. In una scuola c’è stata una strage. Pare che qualcuno sia entrato armato fino ai denti e si sia messo a sparare alla cieca. All’inizio non si capisce bene cosa sia successo, ma poco alla volta arriva la conferma che non si tratta di un falso allarme e che ci sono delle vittime. Cominciano ad arrivare video girati con i cellulari, poi ecco anche la prima diretta sul posto. Inizia il macabro balletto delle cifre in merito al numero delle vittime. Viene intervistato qualche agente di polizia, trapelano le prime voci in merito all’identità dell’assassino, fino alla conferma definitiva: si tratta di un ragazzo. Le televisioni corrono a recuperare la sua fotografia nell’annuario scolastico. Nel frattempo si è anche attivato il collegamento con l’ospedale locale. I reporter fanno a gara per essere i primi ad inquadrare l’arrivo delle ambulanze a sirene spiegate. Inizia la serie delle interviste: si coinvolgono opinionisti, si contattano le persone che conoscevano bene l’assassino, si vanno a cercare i parenti delle vittime. Partono dibattiti sulle cause di questa disgrazia, si torna a parlare della necessità di introdurre un controllo sulle armi da fuoco, la lobby dei produttori di armi ribatte aggressiva che il punto non è quello. Il dibattito dura qualche giorno, poi arriva una nuova notizia (un tornado, lo scoppio di un conflitto in Medioriente, il suicidio di un personaggio famoso) e della strage si comincia a parlare sempre meno. Dopo qualche mese, nessuno se la ricorda più. Fino a quando tutto non ricomincia da capo...
In questo Guns, Stephen King decide di cimentarsi con un tema molto controverso in America: la facilità con cui è possibile, anche per ragazzi molto giovani, procurarsi armi da fuoco. Scritto dopo il massacro alla Sandy Hook Elementary School in cui morirono 27 persone, tra cui 20 bambini di età compresa tra i 6 e i 7 anni, il libro è una riflessione appassionata e al tempo stesso straordinariamente equilibrata. King è toccato in qualche modo in prima persona dal tema: nel 1965 scrisse infatti Ossessione, un romanzo che pubblicò molti anni dopo sotto lo pseudonimo di Richard Bachman. Il libro parlava di un ragazzo problematico che un giorno va a scuola armato di pistola, uccide un professore e tiene ostaggio tutta la classe, prima di arrendersi alla polizia. Dopo che quel libro venne esplicitamente citato come fonte di ispirazione per un paio di massacri scolastici, King chiese che il romanzo venisse ritirato dal commercio. Forse a causa di questo coinvolgimento personale, o forse per via di una sua naturale sensibilità nei confronti delle problematiche dei ragazzi e degli adolescenti, che non a caso sono molto spesso tra i protagonisti dei suoi romanzi, King affronta il tema con grande trasporto. Le proposte che avanza in questo pamphlet sembrano di assoluto buonsenso, agli occhi di molti potrebbero sembrare persino troppo moderate. Eppure non sono state ascoltate, come testimoniano la sparatoria all’Umpqua Community College (10 morti) e il massacro alla Marjory Stoneman Douglas High School (17 morti), entrambi avvenuti dopo la scrittura di questo libro. Quante altre morti saranno necessarie, prima che ci si decida ad affrontare il problema una volta per tutte?