
Dieci anni di relazione, di convivenza. E ora si ritrova sola. Senza una spiegazione chiara del motivo e in mancanza di segni di insofferenza mostrati nel corso dei mesi - a meno che lei non sia stata in grado di coglierli - non riesce a sfogare la rabbia, anzi neppure a provarne. Semplicemente scivola nel letto e si lascia andare a giorni di pianto, senza cambiarsi gli abiti o farsi una doccia. Puro dolore, per un’intera settimana in cui ogni luogo di casa, qualunque mobile, soprammobile, angolo del pavimento e perfino la lista della spesa per quella settimana - tutta bagnata dall’acqua del lavandino che quella maledetta sera ha continuato a scorrere mentre il suo mondo cadeva a pezzi - le ricordano la vita condotta fino a qualche ora, giorno prima. E poi la realtà la colpisce: non è mai stata sola. Non ha mai vissuto senza qualcuno in giro per casa, quindi semplicemente non sa come farlo. Non sa come essere single. Ma per fortuna il tempo passa inesorabile, i giorni di malattia finiscono e lei deve tornare al lavoro. Tenersi occupata può essere la giusta soluzione per non pensare e sopravvivere. Lavorare in una casa di riposo ha dei vantaggi, ad esempio sa a memoria quelle che sono le cinque fasi del dolore e all’ingresso vi sono dei volantini che vengono in genere messi tra le mani dei parenti di ospiti la cui vita si trova tristemente protesa verso l’epilogo. Conosce tutte le fasi e a tratti trova quei volantini inutili, privi di empatia e attaccamento alla realtà, eppure quel pomeriggio a fine turno ne porta con sé uno a casa e si ritrova a leggerlo sdraiata sul pavimento nell’angolino accanto alla poltrona. Quell’angolino nascosto che le permette di non pensare a cosa sia successo, ai piatti da lavare abbandonati nel lavello o alla serie di oggetti e orpelli che il suo ormai ex non ha infilato nella valigia, quella che aveva iniziato a preparare molto prima di discutere della loro rottura. Una rottura a suo dire nata dal desiderio di “darle il meglio per se stessa”, come se in fondo le stesse facendo un favore a lasciarla. Ma poi, di nuovo, la vita riprende a seguire quella routine solita tra lavoro, lettura dell’opuscolo sulla perdita e la presenza costante di oggetti che le ricordano quanto stesse bene prima: i tampax le ricordano il desiderio di un figlio dolorosamente infranto, le mele invece la riportano al periodo del liceo quando le sue compagne di corso la prendevano in giro, sparlandole alle spalle. Un ritorno alla vita frenetica di sempre, tra i ricordi e la lunga fase del superamento del dolore...
Un romanzo breve, scritto rifacendosi alla lista della spesa che Ruth aveva stilato prima che la sua relazione andasse in frantumi quella sera - idea originale con una esecuzione solo parzialmente riuscita visto che dà una visione un poco confusionaria della storia. Qui infatti non si comprende bene, in alcuni tratti, a quando risalgano tutti gli eventi, anche se solo raramente questo influisce negativamente sulla lettura, che permane godibile lungo tutto il romanzo. L’atmosfera casalinga delle prime pagine porta il lettore nella quotidianità di una relazione che è assurdamente realistica, la stessa ambientazione che ci trasporta con forza nel “dopo”, quando il dolore prende il sopravvento nella vita della protagonista. Si può leggere questo romanzo come la storia di una ripresa, o forse una rinascita, dal dolore, della riscoperta della semplicità e dell’aiuto delle piccole cose. Eppure arrivati in fondo, all’ultima pagina, si ha l’impressione che qualcosa manchi. Sì, la storia arriva a compimento, Ruth in qualche modo si riprende e riemerge nella vita quotidiana abituandosi a vivere da sola senza la presenza di un partner su cui fare affidamento, ma c’è come la sensazione di una conclusione un po’ troppo fredda e distaccata per il genere di racconto che abbiamo attraversato fino a quel momento. La Franchini ha uno stile molto lineare, liquido, liscio nel raccontare: poche descrizioni, scarsi dettagli, nessun fronzolo ma un giungere chiaro al succo del testo, andando al cuore della questione da sviscerare. Che è il dolore, in questo caso.