
Il 23 agosto 1922 nasce, ultimo di sei figli, Giorgio William Vizzardelli. È un parto difficile che lascia alla madre, un’insegnante elementare che in seguito al parto non riprenderà il suo lavoro, vari problemi che non recupererà mai del tutto. Il padre, direttore dell’ufficio del registro, è un uomo dedito alla famiglia, gran lavoratore ma molto violento. Giorgio è un bambino gracile e la sua è un’infanzia difficile, costellata da numerosi problemi di salute. Ha un carattere chiuso e schivo ed è considerato educato anche se poco interessato allo studio. In seguito ad un terremoto verificatosi mentre si trova a scuola a Senigallia, Giorgio sviluppa una fobia scolastica che nessuno prende in considerazione e che anzi viene punita con durezza sia dal padre che dagli insegnanti. Inizia a soffrire di enuresi notturna e già dall’età di sei anni fa pratica con le armi utilizzando gli animali come bersagli. La famiglia si trasferisce successivamente a Sarzana ma, essendo tutti i suoi fratelli ormai grandi, Giorgio si ritrova ad affrontare da solo la famiglia, con la madre depressa e il padre violento. In seguito frequenta una palestra e nel giro di due anni sviluppa un fisico atletico e grazie alle sue conoscenze delle armi vince varie gare di tiro a segno. Finite le scuole medie, il padre - convinto di dare così una disciplina al figlio - lo iscrive al ginnasio di un importante istituto religioso di Sarzana, ben conosciuto per la severità. Una notte qualcuno si introduce nel Collegio e incendia le carte geografiche, imbratta i muri, sfregia i quadri di Mussolini. Giorgio viene segnalato come elemento indesiderabile ricevendo da Don Bernardelli, il rettore del collegio, non solo una reprimenda davanti ai compagni ma anche robusti schiaffi...
A Sarzana negli anni Trenta del Novecento cinque uomini vengono uccisi, quattro con una pistola e uno con un’accetta. Chi è l’autore dei reati? Le indagini inizialmente vanno fuori strada, arrancano ma poi alcuni dettagli portano all’omicida. Si tratta di Giorgio William Vizzardelli, un ragazzo non ancora maggiorenne. Chi se lo sarebbe aspettato che un ragazzo così giovane fosse l’autore di reati così efferati? Qual è la giusta pena per un assassino minorenne? Se Vizzardelli fosse stato maggiorenne avrebbe subito la pena di morte, invece gli viene dato l’ergastolo. In questo libro la Isoppo ci racconta la vita di Vizzardelli, quella privata, familiare, quella criminale e quella passata in prigione, analizza per noi la sua personalità, i suoi disagi e disturbi. Durante il processo dovettero tener conto di molti elementi del suo vissuto, fondamentali per capire se l’autore dei delitti fosse capace di intendere e volere. L’autrice, psicologa-psicoterapeuta, si è convinta che oggi a Vizzardelli verrebbe diagnosticato un disturbo borderline di personalità mentre all’epoca dei fatti tale disturbo non era ancora molto conosciuto. Vizzardelli è passato alla storia come il “Mostro di Sarzana”, il “serial killer adolescente” ma in questo bel saggio l’autrice ci aiuta a capire che era molto più di questo, un ragazzo che la cui storia merita di essere conosciuta e approfondita. Giorgio Vizzardelli passa in carcere ben ventotto anni. Qui diventa un detenuto modello, non socializza molto ma legge e studia tanto, si appassiona all’inglese e in particolare a Shakespeare, inoltre inizia ad avere un buon rapporto con la famiglia. Pochi anni dopo la sua scarcerazione Giorgio decide di togliersi la vita. Le lettere e i temi scritti da Vizzardelli, che si possono trovare alla fine del libro, sono di grande interesse perché permettono di conoscere meglio la personalità dell’uomo, i suoi pensieri, le sue emozioni e le sensazioni della vita dentro e al di fuori del carcere.