
Arnie Blackwell è nell’area di ritiro bagagli dell’aeroporto di Jacksonville ed è molto nervoso. Sta aspettando la sua valigia, nella quale ha nascosto cinquecentomila dollari, ma teme che qualcosa possa andare storto. Ad un tratto il suo telefono si mette a squillare e la cosa lo agita al punto da fargli fare un balzo che lo manda a sbattere contro i viaggiatori di fianco a lui. Dopo aver recuperato in qualche modo la calma risponde alla chiamata del suo socio Bobby, che gli conferma che tutto è andato secondo i piani: ha accompagnato il fratello di Arnie alla destinazione prevista e ha anche spedito il pacchetto alla casella postale 213 di Gaston Street, come d’accordo. Per tutta la telefonata Arnie non riesce a gestire l’ansia perché teme che possa succedere qualcosa al suo fratellino, che proprio in quel momento lo chiama al telefono. Arnie termina la chiamata con Bobby e risponde, ma è talmente nervoso che rischia di perdere la ricevuta per il ritiro del suo bagaglio. In qualche modo riesce a recuperare la sua valigia e anche a rispondere al fratello. Poi passa all’ufficio postale di Gaston Street per recuperare il pacchetto spedito da Bobby, che contiene una pistola Sig Sauer smontata. Arnie rimonta l’arma, senza farsi notare dal taxista che lo sta portando al Days Inn. Arrivato all’albergo, la ragazza del check-in gli dice che purtroppo la sua stanza non è ancora pronta, ma lui riesce a convincerla a farlo entrare subito. Così, dopo aver preso una lattina di Dr Pepper al distributore automatico, Arnie si sistema nella sua stanza matrimoniale e si fuma una canna per rilassarsi, visto che ormai si sente al sicuro. In quel momento bussano alla porta e lui si alza, convinto che sia Mario, il ragazzo dell’albergo che deve portargli gli asciugamani. Apre la porta senza nemmeno controllare lo spioncino, ma non appena vede chi si trova davanti, il sorriso se ne va dalla sua faccia...
Con Hard Cash Valley Brian Panowich torna a Bull Mountain, nelle aspre montagne della Georgia che erano al centro anche dei suoi due precedenti romanzi. Questa volta però, invece di raccontarci le vicende della famiglia Burroughs, l’autore sposta la visuale per parlarci di Dane Kirby, un investigatore tormentato dai ricordi del passato e in particolare dal fantasma della moglie, morta insieme alla figlia in un tragico incidente. Attorno alla figura di Kirby ruota tutto il romanzo, che è molto di più di un semplice noir infarcito di colpi di scena. Come dice lo stesso Panowich, questo è infatti un libro “che parla di amore e perdita, e di come questi due elementi vadano spesso a braccetto”. È un libro “per chi ha capito che a volte essere forti non significa saper sostenere un peso, ma decidere di posarlo a terra e rimettersi in viaggio”, per citare la frase della quarta di copertina. È un libro duro come le terre in cui è ambientato, ma che sa anche concedersi dei momenti di pura commozione. È un libro dove si parla di uomini disposti a tutto per soldi e di altri che invece si lasciano guidare solo dalla loro coscienza, anche se questo significa spingersi sino ai limiti della legalità e forse anche un passo oltre. Un libro di amicizie e di passioni che riescono a sopravvivere al trascorrere del tempo e che si mantengono intatte in un mondo in cui la corruzione abbonda. Un libro dove le scene di azione non mancano di certo, ma dove a pesare ancora più delle azioni solo le parole degli uomini, quelle dette e soprattutto quelle non dette, gli spazi di silenzio dove può annidarsi il senso profondo di una vita intera. Un libro che sa essere bruciante come un whisky d’annata e delicato come una carezza, e che di sicuro merita una lettura.