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Hotel Pasolini

Hotel Pasolini

Alfredo Bini nasce a Livorno il 12 dicembre 1926. Tra i suoi antenati Carlo Bini, scrittore rivoluzionario vicino a Mazzini. I suoi primi anni di vita sanno di salmastro e anarchia. Si divide infatti tra Montenero, quartiere collinare della città labronica noto per il suo santuario, dove trascorre il tempo con il nonno Cesare, ex capostazione anarchico in pensione, i “mitici” bagni Pancaldi, elegante stabilimento balneare, e, successivamente, i cantieri navali dove per un periodo fa lo “scalda chiodi”. Più tardi si trasferisce a Gorizia. Nel frattempo la guerra irrompe nella sua vita, come in quella di tutti i suoi coetanei; raggiunge rocambolescamente l’Albania e finisce per arruolarsi. Quelli del dopoguerra invece sono anni di speranze e di ottimismo. Cominciano le sue prime esperienze nel mondo del cinema, un po’ da tutto fare. Ormai si è trasferito a Roma, si sente “un animale da preda con gli occhi e le orecchie ben aperti” perché, sottolinea, “la mia storia non è diversa da quella di molti altri giovani arrivati nella grande città nell’immediato dopoguerra”. È nel 1958 però che arriva la svolta, l’incontro con l’avvocato Francesco Carnelutti, celebre “principe del foro” dell’epoca che lo esorta a mettersi in proprio e a diventare produttore. L’anno successivo Bini crea la società Arco Film e si getta a capofitto in questa nuova avventura. Pensa bene di portare sul grande schermo Il Bell’Antonio di Vitaliano Brancati con il regista Mauro Bolognini. In molti cercano di farlo desistere, prima di lui infatti altri produttori come Ponti e De Laurentis avevano avuto l’idea di trarre un film da questo volume per poi abbandonarla presto. Lo stesso ministero dello Spettacolo gli scrive invitandolo a rinunciare al progetto ma lui va avanti. È in questo frangente che conosce Pier Paolo Pasolini, a cui viene affidata la sceneggiatura…

Alfredo Bini è stato un importante produttore cinematografico italiano, celebre soprattutto per il sodalizio artistico con Pasolini, che fece esordire alla regia nel 1961 con Accattone. Questo volume racconta la sua vita, quella di un “un uomo senza bandiere se non quelle della libertà di esprimere le proprie idee in modo diretto, senza l’arte della diplomazia”, come lo definisce nella postfazione l’amico Giuseppe Simonelli. È una parabola ascendente e discendente, oscillante tra il successo, quello di aver saputo di fatto trasformare l’artista Pasolini nel regista Pasolini e l’oblio, quello che visse nei suoi ultimi anni, le gravi difficoltà economiche che lo costrinsero a chiedere il sostegno della legge Bacchelli, quel provvedimento che permetteva di garantire risorse a cittadini che si erano distinti nei campi più svariati ma finiti in stato di necessità. “Mi sono tuffato in ogni cosa seguendo strambe maree che mi hanno condotto a volte nell’uragano, altre in un’oasi di ricchezza”, scrive. Bini e Pasolini sfidano più volte la censura, le loro strade poi si divideranno ma assieme realizzano pellicole coraggiose che hanno segnato la storia del cinema nostrano. Bini è un “avventuriero del cinema”, come si intitola anche un capitolo di questa biografia. È un avventuriero anche nella sfera personale, ama le donne e ne è circondato. Sposa l’attrice Rosanna Schiaffino, da cui nel 1969 ha una figlia. Oltre a Pasolini si dedica a altri autori e a un altro tipo di cinema, guarda con attenzione anche al mondo della televisione, fonda diverse società e ha svariati incarichi. Questo libro racconta tanto di lui, dell’uomo, del produttore e con lui racconta un pezzo d’Italia, dal dopoguerra agli anni duemila.