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I 5 alcolici più bevuti dagli scrittori

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Chi non ama sorseggiare un buon vino bianco fresco, che appanna appena il bicchiere, seduto nel dehors di un locale, magari sul lungomare? Oppure rifugiarsi nel tepore di un bar con la condensa che gocciola sui vetri, mentre fuori punge il freddo, a gustare un punch corroborante e dolce? O ancora un drink da meditazione, in una serata tiepida, fumando un sigaro o leggendo un buon libro, quando la casa si svuota del rumore? …Insomma, a ognuno il proprio! Ma che non pensiate di essere i primi della storia: ci siamo documentati e abbiamo scoperto che diversi scrittori famosi amavano bere alcolici e liquori. Chissà se riuscite a indovinare quale autore preferiva ognuna di queste cinque bevande alcooliche, magari gli indizi sono nascosti in qualcuna delle loro opere. Buona lettura e… cin cin!!



1) Gin Rickey, ovvero gin, succo di limone e ghiaccio. Chi amava questo cocktail fu uno scrittore e sceneggiatore statunitense, considerato uno tra i maggiori autori dei cosiddetti “ruggenti anni Venti”. Penna molto prolifica, fu proprio a causa di uno dei suoi romanzi più famosi che venne travolto da una grave crisi matrimoniale: quello che racconta di un uomo misterioso dalle ricchezze invidiabili, un passato oscuro e un amore tormentato, il cui nome vola di bocca in bocca tra gli invitati delle numerose feste.

2) Rum & pera: classico ma mai banale, amato da un poeta e scrittore statunitense (ma nato in Germania) del secolo scorso, noto anche con lo pseudonimo del suo alter ego letterario Henry Chinaski. La sua produzione conta solo sei romanzi, ma centinaia di racconti e migliaia di poesie, e sempre emerge il suo tormentato e morboso rapporto con l’alcool. Uno dei suoi libri più conosciuti e più belli è una raccolta di racconti che ricerca la regola alchemica alla base delle relazioni tra desiderio, solitudine, disperazione, amarezza e animalità.

3) Bloody Mary. Lo sceglieva un autore le cui opere sono considerate pietra miliare della letteratura statunitense, anche per l’influenza sullo sviluppo del romanzo del XX secolo, e lo beveva nel suo locale preferito, El Floridita, storico ristorante dell’Avana vecchia. Questo scrittore durante la Prima guerra mondiale si arruolò come volontario, ma fu escluso dai combattimenti per un difetto alla vista e venne quindi impiegato come autista della Croce Rossa statunitense. Vinse il Premio Pulitzer con un romanzo che racconta di un vecchio pescatore abbandonato dal suo compagno.

4) Birra: bevanda semplice ma da sempre molto apprezzata, era la preferita da quello che è considerato il “padre del movimento beat”: con lui nacque infatti la Beat Generation. Uno dei suoi romanzi più famosi fu scritto di getto su quello che l’autore chiamava “the scroll”, un lungo rotolo di carta, e racconta la ricerca di un senso della vita attraverso il viaggio.

5) Assenzio. Amato, tra gli altri, da un poeta e scrittore ottocentesco parigino, esponente chiave del simbolismo e anticipatore del decadentismo. L’opus magnum di quest’autore è una raccolta di oltre cento poesie che riflettono il tormento del cuore umano diviso tra la ricerca dell’estasi di vivere e gli unici fiori che la terra sa dare, cioè i fiori carnali, maligni.

Quanti ne avete indovinati? Se ne avete azzeccati almeno 3 su 5, siete autorizzati a farvi un goccetto premio!



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