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I casi di Theodore Boone – L’accusato

laccusato

Tutti vogliono assistere al secondo processo a Pete Duffy che per la polizia e gli avvocati dell’accusa ha strangolato la moglie, ma che la giuria del primo processo non ha riconosciuto colpevole. Certo, neanche innocente! Così il giudice Henry Gantry dichiara nullo il primo procedimento. In ballo c’è anche una cauzione consistente, d’altronde lui è un uomo ricco. Di nuovo poi c’è anche un testimone che smonta l’alibi di Duffy. È Bobby Escobar, un immigrato clandestino che lavora al campo da golf e dichiara che l’accusato sì stava giocando a golf, ma ha interrotto la partita per rientrare a casa (la sua casa è lì vicino, attigua al campo buca n° 6) e proprio nell’ora della morte della moglie. Poi è ritornato e ha ripreso la sua partita. C’è grande attesa, quindi, anche perché al tribunale di Strattenburg un processo per omicidio è proprio un evento raro. La folla si raduna già alle otto del mattino, appena aperto il tribunale, i giurati sono nominati e pronti, ma rispetto al primo processo non è stato dato il permesso di assistere ai sedici studenti dell’ottavo anno della locale scuola. La preside Gladwell decide però di permettere a Theodore Boone di seguire le fasi iniziali e poi riferirle ai suoi compagni di classe in aula. Tredici anni, figlio di avvocati e cresciuto nelle aule del tribunale, Theo è un tipino sveglio che ama il diritto e lo studia. In classe non ha rivali quando si tratta di legge. Così, prende la sua bicicletta e va in tribunale. Esibisce tutti i permessi, ma non vogliono farlo passare, anche se il vantaggio di conoscere il tribunale come le sue tasche gli consente di accedere all’aula del processo da un ingresso secondario. Ha un posto in terza fila, vicino a suo zio, avvocato anche lui. Tutto ha inizio, entra la corte, ma di Pete Duffy si sono perse le tracce…

Come si fa a non amare Theodore Boone? È vero, la serie è stata scritta per i ragazzi, ma anche gli adulti possono andarci a nozze. D’altronde la penna è pur sempre quella di John Grisham e sappiamo bene come riesca a costruire trame che lasciano senza fiato. Siamo ancora una volta in un ambiente legale. Il tredicenne che conosce non solo la legge, ma anche giudici e avvocati, procedure e articoli del codice, che addirittura si propone come difensore per certe cause del tribunale per gli animali, è davvero uno spasso! Accanto a tutto questo c’è la tenerezza del ragazzino, quando si ritrova, suo malgrado, coinvolto in un mega-furto di articoli tecnologici, dopo una settimana di gomme squarciate della sua bici, sassi contro le vetrate dell’ufficio dei genitori (nella stanza che lui usa per fare i compiti) e sparizioni dal suo armadietto (dove poi viene nascosta anche una parte della refurtiva). Chi può avercela con lui al punto di volerlo distruggere? Non è tanto il pensare che qualcuno possa avercela con lui, quanto l’idea che la polizia non gli creda e che sia destinato a finire al riformatorio, vedendo sfumare così il suo brillante futuro che ha così chiaro in mente: vuole diventare un avvocato e se le basi sono queste lo aspettano davvero gloria e successo. È disarmante la sua onestà, non gli riesce proprio di fare qualcosa di illecito o comunque di poco “ortodosso”, non sa mentire e forse su questo c’è da chiedersi se potrà davvero mantenere alta la sua carriera senza scendere mai a compromessi. Per carità, è pur sempre un eroe di carta, però i complimenti vanno tutti alla fertile fantasia di Grisham: con una serie così, forse, diventa più semplice far avvicinare i più giovani alla lettura, facendoli innamorare della magia di cui è capace un libro.