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I casi di Theodore Boone – L’attivista

lattivista

Theodore Boone ha appena fatto vincere alla sua squadra di oratoria la gara contro i pari grado della Central, altra scuola media della città di Strattenburg. Davanti a un pubblico numeroso – ci sono anche suo padre, i suoi amici, i suoi insegnanti e la preside - Theo mostra una grande capacità oratoria, che sbaraglia la concorrenza pur agguerrita. Anche l’atteggiamento, le pause, il tono della voce sono da avvocato consumato. Sua madre non c’è, è impegnata in tribunale e particolarmente indispettita dal fatto di non poter essere presente. Il tema scelto per la sfida è rovente, perché è un argomento di cui si parla spesso, ovvero il vietare ai figli di lavoratori clandestini di iscriversi ai college pubblici. Ovviamente Theo è dalla parte di questi ragazzi. La legge per il tredicenne non ha misteri: vuole fare l’avvocato e sta già studiando. E poi è figlio di due avvocati e anche lo zio lo è, in un certo senso. Theo è un ragazzo molto curioso e ha un dialogo aperto con i genitori. Così quando a scuola scopre che è stato soppresso il suo corso di musica per mancanza di fondi e contemporaneamente alla tv sente parlare della realizzazione della tangenziale di Red Creek, una circonvallazione lunga tredici chilometri dal costo di almeno duecento milioni di dollari di denaro pubblico, comincia a farsi domande, o meglio, tempesta di domande mamma e papà che gli spiegano, gli raccontano e nel frattempo si punzecchiano vicendevolmente, perché non sono schierati dalla stessa parte politica. Sebbene entrambi abbiano posizioni tutto sommato “moderate”, la madre è progressista e il padre conservatore…

Ha solo tredici anni, ma promette bene per le sue capacità di avvocato che mettono in difficoltà anche gli adulti e per quella onestà di fondo che lo porta sempre a stare dalla parte giusta, anche quando è in possesso di informazioni importanti, ma che ha ottenuto spiando e che quindi non usa. Un’altra avventura di Theodore Boone, un’altra opera piacevolissima nata dalla penna di John Grisham che non è solo un titano del legal thriller, ma diletta anche i lettori più giovani con le sue storie. In evidenza qui l’amore di Theo per il suo cane Giudice che da due anni lo segue come un’ombra e che per difenderlo rischia di morire, oltre al suo essere leader in erba, anche di fronte a degli adulti che pensano che tutto può ridursi all’ingiustissima disposizione di legge dell’espropriazione per pubblica utilità, dietro alla quale politici e uomini d’affari nascondono le decisioni relative ai propri interessi elettorali ed economici. È così che Theo Boone incontra per la prima volta le ingiustizie ad alti livelli e deve fare i conti anche con la necessità di un avvocato di difendere anche i poco onesti, scendendo a compromessi. A difesa del suo studio, suo perché porta anche il suo cognome essendo il “Boone & Boone”, giudica l’operato del padre e anzi gioisce quando viene licenziato dall’affarista di turno che agli occhi di tutti è solo uno che guarda lontano e arriva prima degli altri alla visione del futuro e si muove quindi in quest’ottica, ma che, a uno scrupoloso esame del piccolo Theo, ha non pochi scheletri nell’armadio, tutti ovviamente ben nascosti. Un’ennesima puntata quindi di una serie che non smette di intrigare sia perché si fa il tifo per il giovane Theo, ma, soprattutto, perché si è curiosi di scoprire quali parole troverà per difendere ciò in cui crede, come un bravo e determinato avvocato che ha dalla sua una buona dose di sentimenti puri che non mancano di convincere anche le platee di adulti più cinici.