
In questo carcere della Florida le cose sono molto diverse da come si potrebbe immaginare, al punto che le attività quotidiane da molti detenuti vengono svolte in pigiama. Una di queste attività è la seduta settimanale del “tribunale” interno, presieduta da tre personaggi che prima di essere incarcerati e detenuti svolgevano attività legate alla giustizia. Un giudice, un banchiere e un giudice di pace. Trattandosi di un carcere di minima sicurezza, più simile a un campus che a un istituto di pena, il loro “tribunale” è ampiamente tollerato dalla direzione, anche perché le sentenze, ovviamente inappellabili, mantengono la calma dirimendo liti, contrasti e controversie che se degenerassero turberebbero la tranquillità dell’ambiente. T. Karl, anche detto il giullare di corte - ex banchiere –, ha l’incarico di cancelliere durante le “sessioni” che si tengono nella mensa, è uno di quelli che spesso si presenta in pigiama e ciabatte, ma anche con in testa una lunga parrucca grigio chiara - come i magistrati inglesi di qualche secolo fa – con i boccoli che gli scendono sulle spalle. Fa anche sempre la stessa battuta, che ormai non fa più ridere nessuno. Eppure nonostante il posto e le apparenze buffe, grottesche e paradossali, la parola dei tre “giudici” Roy Spicer, Hatlee Beech e Finn Yarber qui è legge. Quello che il direttore del carcere né nessun altro sa è che i tre portano avanti un’attività parallela. Pubblicano degli annunci su riviste per gay, proponendo amicizie epistolari che diventano sempre più intime, fino a quando il corrispondente – di solito etero e con famiglia – diventa ricattabile…
Che Grisham sia politicamente e ideologicamente schierato è cosa nota. I suoi lettori sanno che nei suoi romanzi troveranno ottime trame “legal thriller”- che riportano fedelmente le procedure legali - e temi sociali che riguardano o potrebbero riguardare chiunque. Ne I confratelli il bersaglio è in realtà un po’ diverso dal solito. Non si tratta di una multinazionale che gioca sulla salute dei cittadini, o di un singolo che decide di sfidare il sistema, no, il romanzo procede – fin dalle prime pagine – spostando la scena dal carcere di Trumble a Langley nelle stanze dove pochi, pochissimi possono arrivare, nella sede della Cia. Uffici iperprotetti nel loro essere spartani, dove vengono studiati e talvolta progettati scenari di guerra in svariate parti del mondo, dove vengono scelti i candidati alla presidenza degli States quando non direttamente i futuri capi della Nazione. Teddy Maynard in persona, l’ormai anziano ma temuto (e temibile) capo dell’Agenzia ha individuato e convocato Aaron Lake, ex governatore dell’Arizona e attuale presidente della Commissione del Senato sulle armi estere. Senza neanche uno scheletro nell’armadio, vedovo senza figli pur essendo giovane; è il presidente perfetto, se deciderà di accettare l’Agenzia è pronta ad investirci milioni di dollari. Eppure anche l’integerrimo ex governatore cade nella trappola dei Confratelli di Trumble, creando uno scottante problema a chi ha investito tanto – la Cia – e non è disposto a vedere i suoi piani messi a repentaglio, ma anche ai tre truffatori che certamente non si aspettavano di trovarsi nella rete un pesce così grosso. Un racconto appassionante, probabilmente molto vicino alla realtà di come si costruisce un vincitore delle presidenziali Usa, un ritratto anche divertente di come sia una battaglia fra Davide e Golia con l’incognita di una vittoria per nulla scontata. Un gioco che finirà solo nelle ultime pagine del libro, che nonostante siano poco più di 300 filano velocissime, con un colpo di scena che ribalta qualunque cosa ci si aspettasse.