
Londra, 1939. Mary North, appena diciottenne, si reca al War Office: dichiarazione di guerra alle ore 11.15 e a mezzogiorno già la sua firma da volontaria. Non le forniscono i dettagli, però, né informazioni utili per capire le modalità del suo incarico, ma già lei sogna di diventare ufficiale di collegamento o attaché di qualche generale, magari una spia, è così affascinante! Ma si tratta soltanto di un sogno, perché quando affida al tassista l’indirizzo della sua destinazione, si vede scaricare a Hawley Street, davanti a una scuola. Già e mica potevano mettere l’insegna “Ministero degli intrighi segreti” in bella mostra! Ovvio che doveva essere un posto innocuo, almeno nell’aspetto! Insomma, Mary continua a illudersi... finché trova l’ufficio della direttrice, Miss Vine, e deve arrendersi: dovrà prendersi cura dell’istruzione della classe dei “Gheppi”, terza porta a sinistra. Trentuno paia di occhi di altrettanti bambini dagli otto ai dieci anni la guardano in silenzio e poi la salutano, non appena lei si presenta: “Buongiorno Miss North!”, con la stessa cantilena che è comune a tutte le classi di tutte le scuole del mondo. E così Mary è costretta a fare la sua prima lezione, insegnando matematica prima di pranzo e inglese subito dopo e per il resto della giornata, ma aspettando con ansia la campanella di fine lezione, per andare di corsa al più vicino ufficio postale e inviare un telegramma “indignato” al War Office per il probabile errore. Ma ad aver sbagliato erano stati solo i suoi sogni...
Sirene di allarme antiaereo ogni volta che i bombardieri nemici sorvolano Londra; la corsa nei rifugi per salvarsi la pelle, anche se a volte nemmeno questo è servito; la carestia; la totale assenza di medicinali, munizioni e cibo per l’esercito; la gioia dell’arrivo degli Alleati e le bandierine americane “fatte in casa” per festeggiare l’evento... La stragrande maggioranza dei lettori adulti, ormai, di queste situazione ha solo letto nei libri. Qualcuno forse ha avuto la fortuna di sentirsela raccontare, come Chris Cleave che ha raccolto a piene mani dalle esperienze dei nonni. Esperienze di gente comune, perché i ricchi non hanno rinunciato a niente nelle loro ville con parchi, quasi come fossero stati appena sfiorati dalla guerra, più un evento letto sul giornale che una tragedia che ha distrutto le loro città. Con tale esperienza si cresce, si muore, si perde qualcosa, un amico, un arto, un fidanzato, un commilitone. Uno scambio continuo di lettere che a volte spariscono in mare, insieme all’aereo che doveva portarle, a volte portano brutte notizie (difficilmente sono foriere di gioia, se non perché contengono il pensiero di qualcuno). Si vive tutto con sorpresa e partecipazione entrando nell’interessante intreccio di questa trama, combinata in modo efficace da trovarcisi dentro senza aver voglia di uscirne prima di una possibile soluzione. Sensazioni, fatti, situazioni sono così sofferte e veritiere, perché realmente vissute, Malta c’è stata davvero per il nonno dell’autore che in una visita all’isola ha ritrovato nomi e luoghi. E quello stesso vento...