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I dannati della Saint George

Giura di dire la verità: del resto non ha senso mentire quando si scrive un diario, quando si affidano alla carta e all’inchiostro delle memorie. Per quanto parlare di memorie sia inesatto, in tutta onestà, dato che il nostro narratore in prima persona non ricorda granché: non ricorda che giorno fosse, non ricorda da quanto tempo lavorasse come guardiano alla darsena del porto di Livorno, ricorda l’anno, quello sì, era il 1901, e ricorda bene il volto che gli si è palesato davanti e altrettanto con precisione rammenta le parole che gli ha detto e che ora vuole testimoniare. Ha taciuto per troppo tempo, ma non vuole che il suo sia un racconto dell’orrore o una leggenda di mare, vuole solo dire a tutti quello che i suoi occhi hanno visto. Quella notte piovosa i suoi occhi si piantano in quelli di un uomo che lo implora di non sparargli e di accoglierlo al sicuro dopo aver bussato alla sua porta: sembra un ubriacone pazzo che porta con sé un involto che custodisce e protegge una bottiglia dal vetro violastro col tappo a forma di teschio, un vecchio svitato ossesso roco e fuori di testa che dice di essere inseguito dai fantasmi della ciurma di Samuel Bellamy, corsaro al tempo della guerra dei sette anni, detto Black Sam per i lunghi capelli neri legati con un laccio. Il tutto perché la bottiglia ne contiene le ceneri…

Dario Pontuale è stato premiato anni fa all’Emilio Salgari Short Stories – Racconti inediti per questa novella agile e brevissima che ha però la completezza e la compiutezza di un romanzo, e che si presenta, punteggiata in quest’edizione da illustrazioni che le conferiscono ulteriore pregio, come un’opera raffinata, intensa, avvincente, riuscita, articolata, variegata, mai ostica né banale, caratterizzata con dovizia di dettagli, ricca di livelli di lettura, chiavi d’interpretazione, suggestioni, rimandi, riferimenti, reminiscenze, simboli e temi, in primo luogo quello del viaggio come esperienza del sé. In essa si riconoscono gli echi non solo del creatore di Sandokan ma anche di Conrad, Stevenson e finanche del fantasy e di certe atmosfere cantautoriali (azzeccata ed evocativa la citazione in esergo di Conte): del resto Pontuale oltre che uno scrittore è un competente studioso, un critico e un saggista dai molteplici interessi che ha curato edizioni di numerosi autori, fra i quali, oltre a quelli già enumerati, spiccano per esempio nomi come quelli di Flaubert, Zola, de Maupassant, Musil, London, Svevo, Puškin, Tolstoj e Cechov. I dannati della Saint George, ambientato in una notte buia e tempestosa del 1901, epoca di transizione tra diversi mondi, indaga la fragilità della natura umana e il conflitto tra l’individuo e i demoni che ne popolano l’anima prendendo le mosse dal pretesto della superstiziosa e iconica leggenda di una nave fantasma di cui un uomo parla a un altro meditando un’impossibile rivalsa contro la frustrazione data da una sorte cinica e bara.