
Crouch End, Londra. La pioggia che batte contro il vetro, un pacchetto di sigarette a portata di mano, una confezione di nachos al formaggio, una bottiglia di vino e un libro. Susan non può desiderare nulla di meglio. Il fidanzato Andreas, originario di Creta e insegnante di greco antico alla Westminster School, al momento è in Grecia dove sta trascorrendo le vacanze scolastiche con la famiglia e non tornerà prima del prossimo weekend. Lei quindi si sta godendo l’inusuale disordine di casa - ha buttato i vestiti appena tolti a terra e, indossata una maxi t-shirt, si è messa nel letto con le lenzuola ancora sgualcite e disfatte della notte precedente - in totale libertà. Si tratta di una casa confortevole, con un piccolo giardino che Susan condivide con la coreografa che vive al primo piano e che spesso è fuori. Il suo appartamento è pieno zeppo di libri, stipati in ogni libreria e impilati l’uno sull’altro tanto da piegarne con il loro peso ogni ripiano. E ora Susan sta per cominciare la lettura del nono manoscritto della popolare serie gialla di Atticus Pünd, frutto della penna del famoso Alan Conway. Susan è l’editor di una casa editrice piuttosto modesta e Conway è uno degli autori di punta. A lei è stato antipatico fin da subito e non gli è mai davvero piaciuto; tuttavia, adora i suoi libri. Ritiene che nulla sia meglio di un buon giallo, ricco di colpi di scena ben dosati, false piste e indizi e che la soddisfazione di leggere la parte finale, in cui ogni cosa viene finalmente svelata e si finisce per prendersi a schiaffi da soli per non esserci arrivati prima, sia impagabile. Aprendo la prima pagina del manoscritto, Susan si aspetta di provare esattamente le emozioni appena descritte. Ma non sarà affatto così. Il giallo è coinvolgente e intrigante ma, accidenti a Conway, manca l’ultimo capitolo. Irritata e incredula, Susan telefona subito a Charles Clover, il suo capo, al quale intende chiedere che senso abbia avuto farle leggere un giallo, se alla fine manca la parte più importante, quella nella quale viene svelato il colpevole…
Molte piste false, parecchi indizi che si nascondono qua e là, tre delitti, due diverse storie, due colpevoli in un unico romanzo che è, allo stesso tempo, una sfida e un gioco degli specchi, un complicato meccanismo a incastri e il più classico dei gialli. Due trame che si intrecciano e interagiscono in un labirinto nel quale bugie, sospetti, affinità e reticenze spingono il lettore a sospettare di tutti i protagonisti della vicenda. Anzi, della doppia vicenda. Personaggi nati dalla fervida fantasia di Anthony Horowitz – uno tra gli scrittori più prolifici del Regno Unito, autore di romanzi, serie TV (ha prodotto, tra le altre, la prima stagione de L’ispettore Barnaby), opere teatrali e film - che diventano fin da subito figure concrete, per ciascuna delle quali non è difficile trovare il movente per un delitto. Un giallo dall’impianto innovativo e di grande impatto, nel quale si entra, con Susan Reyland, editor di una piccola casa editrice, nel complesso mondo dell’editoria e ci si trova ben presto catapultati, grazie a un manoscritto inedito, in un mistery in perfetto stile Agatha Christie, ambientato nella campagna inglese del dopoguerra, in cui, al di là dei delitti e delle morti sospette che lo scrittore di gialli Alan Conway, attraverso il protagonista dei suoi gialli, Atticus Pünd, è chiamato a risolvere, si nasconde tra le pagine un’altra vicenda, assolutamente reale, che si nutre di gelosie e ambizioni e semina morte e violenza. Sorprese, tensioni, continui rimandi a grandi giallisti o ai loro personaggi, indizi disseminati all’interno di un meccanismo perfetto che accompagna il lettore verso l’unica conclusione possibile, tanto inattesa quanto ovvia. Un interessante giallo al quadrato sorprendentemente moderno nella sua classicità; una lettura assolutamente consigliata a chi ami i colpi di scena e le matasse particolarmente intricate, quelle che- a proposito di storie al quadrato- quando finalmente si riesce a sbrogliarle danno una soddisfazione elevata all’ennesima potenza.