Salta al contenuto principale

I figli del diluvio

ifiglideldiluvio

Come ogni estate un gruppo di famiglie si riunisce in una grande villa in riva all’oceano per trascorrere le vacanze insieme. Qui ben presto le differenze tra i genitori - alcolizzati, refrattari ad affrontare discorsi importanti per il futuro, disattenti ai bisogni del mondo che li circonda che non sia insito nei loro affari - e i figli, intelligenti, in grado di avere uno sguardo lungimirante e un’attenzione formidabile per ciò che li circonda, vengono a galla. I ragazzi, che ben presto provano una certa vergogna per i comportamenti assunti dai propri familiari, iniziano un gioco, quello di nascondere le proprie origini: nessuno dei compagni deve sapere chi siano i genitori di chi. Un gioco che li tiene occupati nelle lunghe giornate assolate che devono trascorrere in compagnia e senza i cellulari. I genitori sono indifferenti a tale gioco, lo reputano sciocco ma alla fine accettano di non dover richiamare i propri figli. Un giorno, stanchi delle occupazioni vacue dei genitori i ragazzi decidono di salpare: trascorreranno qualche giorno più giù, sulla spiaggia. Per quest’occasione si sono organizzati al meglio con riserve di cibo, tende, coperte e cuscini. Mentre raggiungono la loro spiaggetta un grande yacht si avvicina scaricando altri ragazzi, ricchi e molto spocchiosi che li invitano a trascorrere la serata con loro sulla barca. La notte però i giovani sono costretti a realizzare che è necessario tornare alla villa perché ormai senza scorte di cibo e perché c’è una enorme tempesta in arrivo. Per la prima volta i genitori sembrano indaffarati a far qualcosa di utile e produttivo: affiggono assi sulle finestre, sprangano porte ed esortano i ragazzi a dargli un aiuto. Ma quanto davvero una calamità possa cambiare le persone, i giovani lo scopriranno in seguito…

Lydia Millet racchiude in un romanzo scorrevole ed affascinante le incertezze delle nuove generazioni nei confronti di una società che non li riesce più a tutelare, e che ai loro occhi ha perso lo smalto di cui tanto pare vantarsi. La contrapposizione tra vecchie e nuove generazioni, la necessità del distacco dai genitori e la salutare contestazione dei modelli e dell’autorità che avviene a ogni generazione è magistralmente descritta tra le righe di questo racconto metaforico di una terribile catastrofe planetaria e di come un gruppo di ragazzi tra i sette e i diciassette anni debbano imparare a sopravvivere. L’autrice indaga la voglia di combattere dei giovani, il fastidio provato per quei genitori tanto imbarazzanti, la volontà di rottura che però non può del tutto nascondere quell’amore che in fondo ancora sentono. Lo si comprende davanti alla preoccupazione per gli adulti che chiusi nella villa non possono sfuggire alla malattia che la tempesta ha portato, così come l’empatia e la compassione per la madre di Sukey, che morirà dando alla luce la figlia. Il romanzo offre altri spunti interessanti, tratta tematiche importanti come il cambiamento climatico senza però diventare noioso o iperbolico, una visione escatologica della società contemporanea – ben illustrata dal titolo originale A Children’s Bible ma anche dall’allusione biblica contenuta nel titolo italiano - che si traveste da romanzo distopico e mostra grande attenzione nella lettura della realtà.