
“A candy-colored clown they call the sandman / tiptoes to my room every night / just to sprinkle stardust / and to whisper go to sleep, / everything is alright”. Le parole della canzone di Roy Orbison risuonano nella stanza mentre un uomo con indosso Ray-Ban scuri prepara con cura una composizione floreale in memoria della madre. Quando si dedica all’ikebana, anche lui, un semplice e anonimo sarariman tra la moltitudine degli impiegati di Tokyo, diviene un artista. L’abbigliamento da Man in Black e la musica commemorano invece il ricordo del padre. A ben vederlo, in questo momento, nessuno penserebbe a lui come a un otaku appassionato di idol, ragazze dalla pelle candida e dalla bellezza incontaminata tipica della giovinezza. Né sarebbe capace di associarlo a un gesto violento come l’omicidio. Holly Blain conosce molto bene il mondo delle idol, ma la sua è una bellezza del tutto diversa, è una ragazza decisamente mascolina, dai tratti orientaleggianti sebbene sia inglese. Adora il pollo katsu del locale del Maestro, il Café Muse vicino alla stazione di Minami-Senju, nel cui sapore riscopre lo stesso calore di una casa. Padroneggia il giapponese come una madrelingua; sarebbe altrimenti impensabile per una giornalista, anche se gaijin come lei, scrivere per un giornale come il “Tōkei Shimbun”. Holly però aspira a qualcosa di più delle cronache di concerti di band J- Pop o ad approfondimenti sulla cultura iper-colorata e scintillante del kawaii. È pronta per mettere la sua firma sotto ad un pezzo di cronaca nera, ma è donna, è straniera e si trova in Giappone. Una combinazione di elementi che rendono molto difficile il coronamento del suo sogno. Sarà proprio il proprietario del Café Muse a offrirle l’opportunità di farsi notare, presentandola all’ispettore della Gaikoku-jin, Tetsu Tanaka, responsabile dello spinoso caso della diciottenne svedese ritrovata morta in una discarica. Una collaborazione forse impossibile quella tra una giornalista ambiziosa e un poliziotto integerrimo, ma quella bambola spezzata, dai capelli biondi, appesa alla benna di una gru è stata uccisa ed è necessario impedire che un’altra ragazza scomparsa finisca vittima dello stesso macabro rituale...
Sebbene la parola “fiori” spicchi sia come soggetto del titolo scelto dall’autore (The flower arranger, in originale), sia nell’immagine di copertina di questa edizione italiana, la prima indagine dell’ispettore Tanaka ai fiori assegna un ruolo di puro decoro. Un abbellimento a una trama che identifica nella voglia di raccontare un Giappone scomodo, meno conosciuto, il suo vero fulcro. Il Giappone della prostituzione giovanile, della yakuza, della pesante discriminazione sociale nei confronti degli stranieri, della difficoltà affrontate dalle donne nel mondo del lavoro in una società ancora fortemente maschilista. La parte dedicata all’indagine risente forse dell’inesperienza dell’autore, qui al suo esordio. La vicenda risulta a tratti abbastanza scontata e affetta dai cliché del serial killer nostalgico e guidato dai traumi del passato. La spiccata attenzione alla caratterizzazione sociale e culturale del contesto, i frequenti richiami a nomi di quartieri, linee metropolitane, monumenti e siti di interesse turistico rendono accattivante la storia per i lettori affascinati dal Sol Levante e dalle sue tradizioni. Purtroppo, il tutto penalizza i personaggi che rimangono ancora in fase larvale nel loro bozzolo, forse in attesa di vedere una maggiore caratterizzazione in successive indagini. Diverse le analogie con un altro recente thriller scritto da un nostro connazionale, L’ombrello dell’imperatore, di Tommaso Scotti (Longanesi, 2021), tra le cui pagine traboccanti della vitalità della Tokyo contemporanea, un altro ispettore dal sangue misto, Takeshi Nishida, si destreggia nella risoluzione di un omicidio. J.J. Ellis ci lascia intuire il suo lato di otaku in terra straniera, concretizzando la sua passione per questa cultura in un primo romanzo costruito sicuramente con attenzione ai dettagli, come le composizioni floreali del suo killer, ma che si rivela ancora manchevole di quell’equilibrio tra presenza e assenza, tra vuoto e sostanza che donano quell’immancabile armonia all’ikebana.